Gare spunto per analisi


Il fattore casa è sempre più evidente e  più il livello cresce e più questo elemento diventa predominante. Infatti avere  3 K1 australiani in finale agli "Australian Open" non si era mai visto  prima. Se a questo aggiungiamo il fatto che Lucine Delfour, pur forte slalomista franco-australiano, vinca distaccando il secondo e il terzo  di oltre 5 secondi la cosa ci lascia chiaramente capire che gareggiare sul proprio canale e in uno stato di forma perfetto avvantaggia non poco. Considerando inoltre il fatto che in finale avevamo campioni del mondo e olimpici. Volete la conferma? Prendiamo la finale della canadese monoposto femminile dove qui le Aussie sono ben il 50%. Stratosferica poi la prova di Jessica Fox che ferma i cronometri a 106,81. Tanti per capirci questo tempo le sarebbe valso l’argento nel K1 donne dietro solo a… « lei medesima » davanti cioè a Riccarda Funk! Giusto per restare in tema medaglie le prime tre in canadese sono australiane (Jessica Fox, Noemi Fox e Kate Eckardt), mentre nel Kayak femminile le medaglie sono due. La vera sorpresa di queste gare, ma soprattutto per le prove di selezione australiane (gli Australian Open valevano come selezione) è Kate Eckhardt classe 1997, allenata da Myrian Fox, che con i suoi due bronzi nelle due diverse specialità ha dimostrato di aver fatto un grande passo avanti fra i paletti dello slalom. Lei,  che ha seguito le orme del papà Peter, 20esimo ai Giochi Olimpici di Barcellona 1992 in C1 slalom, arriva a mala pena ai 50 chilogrammi e forse al metro e 55, ma di grinta e voglia di far bene ne ha da vendere.  Nel 2014 proprio qui ai mondiali Junior fu seconda dietro ad Ana Satila poi l’anno successivo in casa della brasiliana a Foz do Iguaçu prese un bronzo nel  C1 Junior.
Le gare portano sempre punti su cui riflettere, uno di questi è il fatto che a distanza di un anno esatto David Florence (si veda quanto da me scritto in quell’occasione cliccando qui)  si è ricreduto sull'utilizzare il debordè in  tutte le risalite con il cambio mano, ma non si è fermato qui.  In realtà il campione britannico, sarebbe più corretto scrivere scozzese,   ne ha tirata fuori un’altra dal cilindro del mago… Quest’anno il dottore in matematica e fisica nonché pure in giurisprudenza ad  honoris causa ha pensato bene di utilizzare la pagaiata in relazione a quello che teoricamente potrebbere essere il lato favorito.Ovviamente, ma secondo me solo teoricamente, ci sono combinazioni o porte medesime che potrebbero essere migliori per un destro o per un sinistro. Ad esempio nella semifinale e finale degli Australian Open parte a pagaiare dal suo lato e cioè a destra  e arriva fino a poco dopo la porta 10 pagaiando sempre dalla sua e mettendo in acqua solo 4 debordé. Tanto per avere un paragone nello stesso tratto Benus, anche lui destro, il debordé lo usa 9 volte facendo la combinazione 3/4 diritta, mentre Florence sceglie la retro, probabilmente per evitare proprio di incrociare.  David prosegue quindi fino dopo l’uscita della 15 pagaiando a sinistra, momento in cui torna dal suo lato per preparare la successiva risalita 17. Arrivato a metà buco e prima di entrare nella 18 a sinistra cambia mano e terrà questo lato fino alla fine della gara piazzandoci pure un debordé sul lato opposto.  Sempre per avere un confronto Benus di debordé nella seconda parte ne piazza ben 20.  Consideriamo che le due prove tra Benus e Florence sono praticamente due fotocopie con 99,69 per il primo e 99,89 per il secondo. ll 50 dello scozzese alla risalita 18 non influenza assolutamente l’analisi e il confronto tra i due. Le conclusioni che si possono trarre sono molteplici, tanto più se consideriamo  il fatto che parliamo di un campione già affermato e che per mantenersi ai massimi livelli ricerca sempre stimoli nuovi. Forse è proprio questa sua continua ricerca che gli permette di mantenere vivo l’interesse di mettersi in discussione a livello agonistico. Sinceramente credo che tecnicamente un C1men  possa essere efficace ed efficiente tanto quando utilizza il suo lato di pagaiata  o il debordé.

Le gare viste nell’ottica azzurra ci hanno portato delle conferme e delle certezze. Infatti abbiamo atleti nel kayak maschile e nella canadese monoposto che hanno tempi da finale e che le penalità o semplici e banalissimi piccoli errori possono farli passare all’ultima fase di gara oppure li possono lasciare fuori senza possibilità di replica. Il fattore determinate per questi atleti sarà la grande capacità di saper lottare fino alla fine senza aver paura di ottenere un grande risultato. Per il settore femminile con Stefy Horn non in gara c’è ancora molto da costruire prima di essere potenziali finaliste.

Occhio all’onda! 



Per fortuna che Jezek era presente alle gare australiane per collaborare con l'organizzazione che come sempre è molto scarsa. Si pagano 90 dollari per atleta gara e non si ha nulla in cambio neppure una bottiglietta d'acqua! Per non parlare dei servizi annessi e connesi che sono praticamente e totalmente assenti.

Il podio Under 23 della C1 men

 

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