Quello che conta è ciò che sta nel mezzo


Non scrivo nulla di nuovo se dico che sono stato nel weekend passato ad uno stage di tango da coloro che considero dei veri punti di riferimento in questo ambito. Apprezzo la loro  semplicità  e soprattutto la naturalezza con cui si esprimono ballando, riflessa poi nel loro comunicare con le persone e nel loro trasmettere una passione che si percepisce ad ogni loro minimo gesto, parola, movimento, sorriso, sguardo. Partecipare, studiare  e dedicarsi con passione alle cose della vita ha un vantaggio impressionate ed è quello di far sì che tutto  il tuo corpo e tutta la tua  mente si aprono ad un dialogo introspettivo connettendosi ad un elemento che per taluni può essere un  Dio, per altri l’infinito o la natura e per altri ancora forse nulla se  non loro stessi o il momento.
Da tutta questa lunga premessa c’è da aggiungere ancora un elemento ed è la condivisione che questi  momenti della vita possono offrire a tutti noi e che per raggiungere la conclusine devono per l’appunto essere condivisi. Rischierebbero  altrimenti di restare racchiusi in chissà quale forziere dell’anima e magari sconosciuti dallo stesso possessore.  Aprirsi invece al dialogo significa dare continuità al lavoro e alla ricerca che non vede praticamente mai la parola fine.
Lavorando, studiando, condividendo escono punti interessanti che poi ci porteremo con noi per poi traslare nel nostro specifico campo o ambiente. Bene o male molti elementi li puoi  ritrovare costantemente in ciò che fai e in ciò che vivi.

E veniamo al nostro punto tecnico, che ovviamente si aggancia a quanto sopra espresso e riprende pure un concetto base che spesso e volentieri propongo  nell’affrontare temi prettamente tecnici.  
Sigrid e Murat, i due maestri di cui vi parlavo, nel loro workshop hanno messo l’accento e l’attenzione non tanto su un risultato finale legato all’apprendimento di un passo o di una sequenza, ma su tutto quello che porta alla risultanza del movimento stesso. In sostanza è più importante, bello, emozionante e dialogante ciò che accade nel tragitto e non quello che poi invece sentiremo, percepiremo quando si arriva su quel passo. Infatti la nostra concentrazione e le nostre emozioni si concretizzano e si realizzeranno durante il viaggio che ci porterà all’arrivo.
In sostanza è ciò che possiamo  vivere in gara o in allenamento: è importante cosa facciamo durante la discesa rispetto poi al risultato conseguito che sarà in relazione a quanto riusciamo ad esprimere in ogni singolo movimento. Quindi a fronte di tutto ciò spezzando ulteriormente il viaggio ci rendiamo conto che la singola pagaiata e il minimo gesto devono essere apprezzati e messi in essere con la consapevolezza che bisogna vivere principalmente quel momento dell’esecuzione del gesto stesso che diventano la proiezione del movimento successivo. Quindi per andare da un punto A ad un punto B ci sono mille sfumature e mille e quasi infiniti micro movimenti che ci daranno la dimensione e la percezione di quello che poi risulterà essere l'atto conclusivo agli occhi della gente, ma che conseguentemente a tutto ciò ci regalerà la vera emozione di quel viaggio compiuto.

Occhio all’onda!  


da sinistra Graziano, Silvia, Marina, Murat, Clara, Graziella, Eli e Ettore

da sinistra Clara, Silvia Graziano, Sigrid, Ettore e Marina
     

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