Battaglia navale


"Alpha 16"
"Acqua - Tango 8"
"Colpita"


Ci ritroviamo a giocare a "battaglia navale" su due fogli procurati da una gentile e premurosa infermiera mentre una matita e una penna le ho trovate  nella mia borsa rossa, nella quale, l'altra mattina,  avevo  messo portafoglio,  passaporto di Zeno e carica batterie del telefono, prima di correre dal medico nel piccolo ambulatorio giusto a lato della casa in cui viviamo.  Il piccolo cucciolo di uomo, come lo chiamavamo appena nato, aveva passato la notte piegato in due per i dolori allo stomaco. Nelle prime ore della notte il pensiero di una indigestione, poi quando il profondo buio  si trasforma in  rumore, l'indigestione si trasforma, nel nostro sapere medico, in una influenza intestinale, ma la pena aumenta con l'impossibilità a questo punto di uscire dal condominio per cercare un medico o un pronto soccorso, considerando il fatto che lì fuori la situazione di notte non è molto sicura e ci è stato sconsigliato calorosamente, da chi vive qui da una vita, di non uscire almeno fino alle 7 della mattina. 

"Eco 5"
"Acqua - Tango 9"
"Acqua"
, allora mi sa che l'ha messa verticale

... la battaglia in mare prosegue portandosi via piano piano gli incubi notturni e le corse della giornata che presto si sono trasformate in  paure in  una notte passata tra un ospedale e l'altro e finita con una corsa pazza su una ambulanza tra il convulso traffico cittadino per arrivare  d'urgenza  in una sala operatoria. Non c'è più il dolore, non ci sono più quelle convulsioni che mi hanno strappato il cuore per l'impotenza di metterci la parola fine. Il chirurgo mi rassicura che tutto è andato bene,  l'intervento in laparoscopia faciliterà il recupero, mi parla di due mesi e aggiunge che fra meno di mezzora Zeno lo porteranno in camera. In effetti è così: sono le 23.59 si apre la porta e rivedo il piccolo cucciolo d'uomo sveglio e nonostante tutto ha il sorriso che lo accompagna, quel sorriso che rende orgogliosa e felice  sempre la sua mamma.

"Golf 12"
"Affondata, bel colpo Zenotto ora siamo pari ce la giochiamo sull'ultima".


Siamo qui all'Hospital Pasteur di Rio de Janeiro in un giovedì di metà marzo, ci trattano benissimo, ma ciò che più conta c'è tanta professionalità e competenza. Spesso e volentieri entrano le infermiere a sostituire le flebo, a misurare la febbre, che per fortuna non c'è, e la pressione regolarissima in un fisico allenato di un metro 86  per meno di 80 chili. Un corpo scolpito dal tanto lavoro in un inverno passato a pagaiare sul canale di Penrith in Australia dove i calli delle mani si aprano e iniziano a sanguinare dopo ogni allenamento.  L'acqua e le mille ore di fatiche e gioie saltando da un'onda all'altra ti isolano dal mondo e il tuo obiettivo principale diventa quello di infilare le porte il più velocemente possibile... tutto il resto non conta.

"Romeo 11"
"Acqua - Lima 3"


passa qualche secondo prima di ricevere la risposta  e nel frattempo guardo dall'altra parte del letto e  seduto sul divano c'è un atleta fermato da una appendicite acuta. C'è ormai un uomo che ha deciso di dedicare la sua gioventù ad allenarsi girovagando libero per un mondo che a volte ti chiude le porte in faccia. Una immagine che non vorresti fosse vera quelle 4 bottigliette di flebo e poi  sulla sua destra la finestra dalla quale  si vedono i palazzoni che circondano l'ospedale e dietro a loro spiccano quelle montagne tipiche di una città che vive molte contraddizioni. Una città che con un'ora di pioggia  si allaga e mette in ginocchio il traffico; una città conosciuta nel mondo per il suo carnevale e per spiagge immense dove spopolano donne, uomini, ragazzini, ambulanti e vita  a tutte le ore del giorno.

Arriva la risposta: "Colpita e affondata".

Come colpito, ma non affondato, è quel  guerriero che sta seduto e mi guarda con gli occhi lucidi, anche se non ha perso però il sorriso e la voglia di combattere per rincorre quel sogno che vale bene una vita...

Occhio all'onda! 


 
pronti per entrare in sala operatoria -

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