La canoa slalom è uno sport individuale

Mark Delaney con i suoi due atleti Florence e Hounslow
Per organizzare al meglio un programma d'allenamento al fine di raggiungere un obiettivo dobbiamo partire da questo assioma:

"la canoa slalom è uno sport individuale e come tale deve essere considerato". 


Un'apparente banalità, di cui però troppo spesso ci dimentichiamo.Quindi bisogna precisare questo assioma  perché molte volte mi rendo conto che molti tecnici, politici o dirigenti, parlano di squadra e finalizzano le proposte in questa direzione. Lo slalom non è uno sport di squadra. Lo slalom è uno sport decisamente individuale che deve rispettare le caratteristiche personali dell'atleta e resta tale  anche in funzione della prova a squadre o nella canadese biposto. In quest'ultimo caso bisogna considerare i due atleti come unica identità.
Altro discorso è creare un progetto per lo sviluppo della canoa al fine di aumentare il numero di praticanti. Qui, però, stiamo parliamo specificatamente di atleti di alto livello che cercano il salto di qualità per entrare in finali di Coppa, Mondiali o Olimpiadi con costanza.
In questo ultimo caso la realtà e l'attenzione dovrà concentrarsi solo sull'atleta come individualità. Infatti sarà lui, ad un certo punto , solo ad affrontare la gara e non una squadra che scende in acqua per giocare con tutte le relative tematiche al riguardo.   Anche chi opera in altri ruoli deve avere chiarissimo questo concetto di base e cioè che lo slalom è uno sport individuale come possono essere i 100 o i 400 metri di corsa. Sempre di più si va definendo un rapporto diretto tra atleta ed allenatore personale (personal coach, personal mental coach), cosa questa che sta entrando pure negli sport di squadra per determinati atleti che hanno bisogno di un supporto specifico individualizzato. Mi rendo conto che anche squadre consolidate come Francia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Great Britain hanno cambiato il modello tradizionale di concezione di squadra nazionale. Un tempo questi Team, che dominano da sempre la scena internazionale, erano strutturati con tecnici specifici per ogni settore (k1 men - K1 women - C1 e C2). Oggi le cose sono cambiate e si costituiscono all'interno delle stesse nazionali gruppi di lavoro misti di specialità, che hanno come riferimento questo o quell'allenatore. In sostanza queste nazionali non impongo ai loro atleti di seguire il tecnico di specialità, ma indirizzano gli stessi atleti a scegliere il loro allenatore. Tanto per citare un esempio vincente  è il gruppo di lavoro che segue Jiri Prskavec che ha: 3 k1 donne  Kateřina Kudejova, , Veronika Vojtova,  e Amalie Hilgertova; 3 k1 men  Ondrej Tunka,  Ondrej Cvikl il  figlio Jiri. E da quest'anno si è unito pure il  giovane ciunista Lukas Rohan. Questi sono tutti che sono nati più o meno  con lui e che tutt'oggi segue. Il sistema è molto semplice, lui ha un budget di spesa per la preparazione invernale fino alle selezioni e poi gli atleti che entrano in squadra partecipano alle varie gare internazionali con la nazionale e sotto la sua guida. Ancora più ridotto il team di Mark Delaney che segue un C2 (Florence-Hounslow) e un C1 (David Florence) anche qui massima autonomia di programmi e programmazioni di allenamento. Così fanno però in parte anche i francesi. Ad esempio Sylvain Curinier segue Emily Fer e Boris Neveu un k1 donne e un K1 uomini. Ma tanti sono i casi che si possono citare dagli slovacchi con Juraj Minčík allenatore di  Skantar/Skantar e Matej Benus agli stessi spagnoli dove Anais Bouchet ha nel suo gruppo di lavoro Joan Crespo (k1 men),  Marta Martinez (k1 women) e Núria Vilarrubla (C1 women) e che ci fanno capire che oggi  nello slalom il miglior modo di operare è proprio questo.
Ritengo che il rapporto di fiducia che può nascere tra atleta e allenatore deve maturare nel tempo, ma soprattutto non deve essere imposto dall'alto come ruolo istituzionale. Certo ci può essere una direzione tecnica generale,  ma poi il lavoro va individualizzato laddove l'atleta sceglie liberamente il suo allenatore e il suo gruppo di lavoro per aver maggiori motivazioni e un rapporto stretto con chi lo deve guidare e aiutare ad esprimere tutto il suo potenziale.

Occhio all'onda! 


Mike Kurt con Nathalie Siegrist atelta allenatore

Jürgen Köhler con la sua atleta olandese dopo una vita passata ad allenare le canadesi tedesche
io con Litos quando allenavo la Spagna

Anais Bouchet con Joan Crespo - allenatore - atleta 


  

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