Presto si torna a casa!

Ci fanno compagnia
certe lettere d'amore che restano con noi

...

Ho tolto gli scarponcini dall'armadio: puliti e impattinati come mi ha insegnato il mio papà che mi diceva che per affrontare un lungo viaggio bisogna avere scarpe grosse e presentabili, una camicia con una tasca per infilarci una penna, acqua e quattro soldi nella saccoccia! Mi diceva anche di aver sempre un coltellino in tasca, ma ne ho lasciati troppi ai controlli degli imbarchi dei voli e quindi ho desistito... spero che il mio povero genitore non me ne voglia, ma sa che lo amo perché mi ha trasmesso la gioia di vivere. 
Fra pochi giorni torno ad abbracciare Amur, Zeno e Raffy e tutti gli Amici che da un anno non vedo. Torno nella mia Verona sul mio fiume Adige dopo aver vagato per più di 350 giorni in tre continenti diversi per portare i miei atleti ad allenarsi e a gareggiare sui campi di gara di un mondo che non mi stanco mai di conoscere  e che mi regala sempre forti emozioni.
Sono partito il 31 dicembre dello scorso anno. Ho passato 72 giorni a Foz do Iguaçu e altri 44 in giro per il Brasile tra Florianopolis, Tres Coroas, Tomazina, Rio; 46 giorni in Australia a Penrith; 47 a Praga; 30 a Londra; 20 a Buenos Aires. Gli altri 1o6 sono da distribuire tra Cracovia (Polonia), La Seu d'Urgel (Spagna), Pau (Francia), Toronto (Canada).
Ho preso 30 voli e ho attraversato l'Atlantico sei volte. Ho guidato con la guida a destra per più 2.500 km. mentre a sinistra di chilometri al volante ne ho fatti 30.000. Dentro un bus ho passato viaggiando 5 notti e i chilometri li ho persi guardano paesaggi incredibili dove l'infinito ha un'altra dimensione e il colore predominante è il verde di una natura che regala vita.
Ho sofferto per ogni mio atleta in tutte le gare in cui abbiamo partecipato. Ho gioito per le vittorie, ho pianto quando leggevo negli occhi dei miei ragazzi la loro tristezza per successi mancati,  ho accompagnato ogni pagaiata  con l'emozione di un bambino e con la forza della corrente. Non è passato giorno in cui non ho lottato per dare il meglio di me nel mio lavoro. Non è passato giorno in cui Amur non ha condiviso tutto questo con me, magari lontana fisicamente, ma vicina con il cuore e con l'anima. 
Ho scritto 112 post  perché solo la condivisione ci fa crescere e le esperienze, le emozioni, le osservazioni, le critiche, le positività e le negatività devono essere tema di discussione e riflessione.  Ho scattato e pubblicato migliaia di foto per fermare l'attimo che emoziona. Ho cercato di cogliere sfumature, colori, passioni di tutto ciò che mi ha circondato in questo magnifico e se pur duro anno di lavoro.  Torno a casa ricco di emozioni e se pur stanco  ho  la consapevolezza che la scelta fatta è stata difficile, ma la sola che poteva regalarmi tutto ciò per continuare a condividere e trasmettere la forza della corrente che corre.  In tutto ciò mi ha accompagnato Guille Diez Canedo che è stato un collega, ma un amico prima di tutto,  capace, dinamico, propositivo, attento e sensibile, animato dal suo infinito Amore per questo nostro sport. In questi ultimi mesi si è unito a noi anche Jordi Domenjó che ha completato il cerchio per diventare una squadra operativa al 100 per 100. Poi ci sono tutti gli altri collaboratori a partire dal mitico fisioterapista Diogene, al presidente Joao, al responsabile Argos e a tutta la segreteria. Ma l'energia, lo stimolo che ci spinge ogni mattina al nostro risveglio di dare il meglio di noi arriva dai nostri atleti, dai loro sorrisi, dalle loro fatiche, dalle  ore passate a pagaiare, dalla loro passione e dalla loro dedizione che ci ha portato ad essere una Squadra con la "esse" maiuscola. 

Occhio all'onda! 


 

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