Uno sguardo al medagliere iridato



Interessante guardare e riflettere su alcuni dati che si possono ricavare mettendo a confronto tre edizioni di campionati mondiali in un ciclo olimpico. I giochi, nel senso olimpico, sono stati già praticamente fatti.  Mancano ancora pochi nomi per  nazioni che per partecipare a Rio 2016 dovranno passare per le diverse prove  continentali e che assegneranno gli ultimi posti utili. Per il momento abbiamo 20 nazioni che hanno qualificato almeno una barca e otto di queste a ranghi completi che sono: Great Britain, Francia, Germania, Czech Republic, Poland, Russia, Slovenia e  Slovakia. Oltre al Brasile che ha qualificato due barche (K1 women e K1 men) attraverso le prove di selezioni mondiali e Pan-American Games oltre al C1 e C2 come paese ospitante. In relazione a ciò su Canoeicf.com si possono trovare tutti gli approfondimenti cliccando qui

Partiamo dal medagliere per addentrarci su qualche analisi specifica.

Dal 2013 a oggi ci sono 12 nazioni che hanno preso almeno una  medaglia su una media di 45 nazioni partecipanti per edizione. Di queste 12 solo 9 hanno campioni del mondo che rappresentano 3 continenti: Europa con 7, Oceania e America 2. Per assurdo, ma con genetica certa, anche questi titoli mondiali  o meglio 5 di 7 (Fox e Lefevre) si possono considerare europei. Quindi si arriva ad affermare tranquillamente che non solo lo slalom è una prerogativa del vecchio continente, ma anche le medaglie che si conquistano.  

Lotta al vertice tra Repubblica Ceca e Francia. Quest'ultima ha 17 medaglie di cui 6 ori, 4 argenti e 7 bronzi, mentre Repubblica Ceca ha al suo attivo 16 medaglie con 7 ori, 7 argenti e 2 bronzi. Seguono a pari merito inglesi e tedeschi con totale di 11. Ha la meglio però l'Inghilterra con 5 ori contro uno solo della Germania. Con 10 Slovacchia che ha 3 ori, 4 argenti e 3 bronzi. 7 medaglie per Slovenia, 6 Australia, 3 Polonia, 2 Austria, 1 Italia e Spagna.

Entriamo nello specifico e comparando i tre mondiali ci rendiamo conto che la nazione che ha avuto il calo maggiore è la Slovacchia che in questi due anni ha perso 4 medaglie rispetto al 2013. Una politica sportiva quella di questo paese che ha concentrato molta attenzione e risorse in questi ultimi due decenni su pochi grandi nomi che erano sì garanzie di successo, ma che ovviamente potevano portare  ad inaridire le retrovie. Cosa che però non è successa considerando il fatto che alle spalle di  Martikan,  la punta di diamante, sono usciti dall'anonimato personaggi come Benus e Slafkovsky e ancora dietro a loro giovanissimi come Gurecka (3^ euro Junior 2014), ma soprattutto Marko Mirgorodsky campione del mondo ed europeo junior 2015.  Un ragazzo talentuoso, forse brutto da vedere tecnicamente, ma gran scivolatore. 
Una Slovacchia che ha usato un intero anno per selezionare gli atleti per Rio con il risultato di aver creato lotte interne che hanno penalizzato la visione di successo a livello internazionale. Nonostante tutto ciò rimangono ancora incerti i nomi per i Kayak uomini e C2.

La Francia esce probabilmente delusa dal mondiale londinese che racimola consensi solo nella canadese doppia. Certo non era facile ripetere le imprese americane dello scorso anno, ma i transalpini per la prima volta dopo molti anni non hanno finaliste nel kayak femminile (ultima volta senza finaliste nel 2010) e uno solo, per il rotto della cuffia, nel kayak maschile. Nel 2013 a Praga i transalpini in rosa e sedute avevano vinto oro e l'argento e un sesto posto. Nel 2014 una finalista con Bouzidi 7^ e quest'anno il migliore risultato è un 16esimo posto con Lafont.
Nel Kayak maschile Boris Neveu, campione europeo in carica, rimane fuori dalla finale e il suo compagno Combot finirà ottavo. Un solo finalista anche nel C1 con Thomas che ottiene il 7^ posto.

Alla luce di tutto ciò c'è da chiedersi che cosa possa determinare un risultato quando  mantenendo la stessa preparazione si ottengo o non si ottengono risultati. La Francia, analizzando i propri risultati,  si troverà di fronte al problema di capire cosa cambiare e cosa modificare nel complesso meccanismo dell'allenamento.  Questo ci insegna che ogni stagione ha una sua logica e finalità e ci fa capire che comunque anche con risultati positivi bisogna sempre cercare di portare dei piccoli adattamenti all'allenamento e alla proposta allenante. Tenendo ben presente che il corpo umano è capace di adattarsi e di trovare la migliore soluzione per assorbire quanto fatto fisicamente partendo dal principio base che siamo stati concepiti per dare  continuità alla specie umana. 


Occhio all'onda! 



 

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