Costanza e riproducibilità

Uno dei più grandi problemi dello slalom è quello di riuscire ad avere una condotta di gara costante ed elevata per tutta la durata della prova. Osservando gli ragazzi  che si stanno allenano in questi giorni sul canale olimpico di Penrith, Australia, mi rendo conto che ci sono ottimi slalomisti anche fra i più giovani. Il livello tecnico è effettivamente molto alto e si può rimanere a bocca aperta molte volte osservando e guardando questi atleti in azione su brevi combinazioni di porte molto difficili.  Non tutti  però sono o saranno campioni del mondo e faticheranno pure a prendere qualche finale nei circuiti iridati. Cos'è e cosa fa la vera differenza per salire su un podio magari a cinque cerchi? Queste  problematiche non si risolvono solo con l'allenamento e tanto meno affidandosi ad una forte motivazione o a una speciale concentrazione in quel delicato momento. Diciamo che il risultato è la somma di tanti fattori che portano all'elemento per eccellenza che si chiama costanza e riproducibilità.
Facciamo l'esempio più banale che può essere spiegato anche dal punto di vista fisico. Prendendo il "Test delle due porte" ( si veda qui di che cosa si tratta) ci accorgiamo che ci sono pagaiatori che magari nel primo minuto coprono grandi distanze e poi nelle due successive prove hanno una notevole calo. C'è chi invece si mantiene costante per tutti e tre i minuti. Si arriva ad una somma che molte volte è superiore per chi esprime costanza e non per chi ha picchi molto elevati.
La possibilità di miglioramento è capire qui se facendo alcuni metri in meno nella prima ripetizione, cresce la tenuta sulla distanza.

Scendiamo su un tracciato di slalom e per capire prendiamo una situazione tipica di 5 porte:
  
1. risalita destra classica
2. discesa con uscita stretta
3. discesa da fare in retro
4. discesa per impostare successiva porta
5. risalita sinistra con uscita larga
 


Ora tutte queste fasi le scomponiamo a sua volta in:

1.a preparazione
1.b anticipo
1.c rotazione
1.d passaggio nella porta
1.e uscita


per riprendere poi con:

2.3.4.5.a preparazione
2.3.4.5. b........
........
............
e via dicendo. 


A tutto ciò aggiungiamo la "tenuta mentale" conglobando in questa espressione tutta quella serie di condizioni come stategia, tattica, tensione, emozione, stato fisico che andranno inevitabilmente ad incidere sul risultato in maniera positiva, negativa e aggiungerei si possono anche porre in una posizione neutra. Concetto quest'ultimo che presto riprenderemo.
Tutto ciò dovrà essere ripetuto almeno per 18 porte, il minimo sindacale, nella stessa discesa e nello stesso tracciato. 


Riusciamo a renderci conto della complessità della cosa?

Ora, per non restare troppo sul teorico diventa veramente facile renderci conto perché l'allenamento di simulazione gara e broken run (manche divise in due) diventino i due principali tipi di allenamento veramente utili e determinanti per un atleta fin da giovane. Nella velocità, nella tecnica, e in tutti quegli allenamenti che non rispettano più o meno il tempo di gara si va ad allenare un sistema che altera e che si distanzia notevolmente dalla tecnica (nel senso più ampio del termine) usata poi in gara. Rischiamo di allenarci per sviluppare capacità e soprattutto abilità motorie, nonchè tempi di reazione che al momento necessario si trovano poco allenati per quel tipo di sforzo.
Ora quando  proponiamo comunque lavori  di velocità (dove come la parola stessa dice, i percorsi saranno fatti ad una velocità superiore di quella che poi si potrà mantenere per tutta la gara) dobbiamo avere l'attenzione di scegliere il tipo di manovra che poi useremo anche in gara. Attenzione questa che dobiamo usare anche, se pur la cosa è decisamente più complessa, nei lavori di loops per lo sviluppo delle capacità aerobiche. Qui rischiamo veramente di andare fuori dalla pura tecnica di gara con tutti i rischi che possono nascere; è fondamentale però esserne consapevoli.

Occhio all'onda!

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