Zero all'organizzazione per il mondiale di Slalom Junior & U23

l'unico poster intercettato a Penrith
Sulla piccola libreria che ho nella mia stanza qui in Brasile ho una scatoletta che mi ha regalato Marzia, la mamma di Anna, lo scorso Santo  Natale dove penso di avere tutto quello che ogni volta cerco. Incredibile! Non trovo le pile per il telecomando e cosa faccio? Guardo dentro lì, mi manca il nastro adesivo e senza problemi sono convinto di trovarlo nella scatoletta. Cercavo dei pesos argentini che sapevo di avere e ovviamente il mio primo pensiero è stato quello di guardarci dentro alla famosa scatoletta. Purtroppo però molto spesso becco delle cantonate pazzesche. Apro e invece ci sono i gancetti per i quadretti, qualche dollaro, due puntine da disegno e un usb che hanno avvolto in un tipico bus londinese  a due piani. Ce l'avevano dato al villaggio olimpico per passarci molte informazioni logistiche di quel luogo. Insomma in questa scatoletta, opera di fino decoupage, non ci posso trovare tutto quello che vorrei e che ci fosse. Ho forse aspettative troppo alte per la povera scatoletta?

La stessa sensazione, e cioè trovare tutto quello che vorresti dentro un contenitore e non trovare invece nulla, l'ho appena vissuta ai mondiali di slalom per Junior e U23 da poco conclusi in Australia a Penrith. Prima di partire ero quasi convinto che sarebbe stato un mondiale effervescente, considerando il fatto che dietro a tutta la macchina organizzativa ci dovevano essere personaggi che hanno gestito e che gestiscono tutt'ora  anche la canoa internazionale.  Mi aspettavo una grossa azione di marketing e di pubblicità per promuovere l'evento. Invece si è trattato di qualche cartolina e di un poster avvistato in un ristorante con in primo piano la medaglia d'argento olimpica, poi sulle cartoline con la sorella, quasi che l'evento iridato fosse solo una questione familiare. Io cerco di capire tutto, ma forse la bandiera della squadra australiana era giusto farla portare a qualche esordiente e non ad una campionessa affermata che certo non ha bisogno di ulteriore pubblicità. Già anche noi abbiamo sempre sottolienato il suo valore sportivo e il suo grandissimo talento. 


Mi immaginavo poi la collinetta che contorna il campo da slalom affollata di studenti nelle loro tipiche uniformi per i primi giorni di gara che erano anche giorni di scuola. Magari a qualche professore di educazione fisica poteva venire l'idea di accompagnare i propri alunni a vedere uno spettacolo mondiale a pochi passi dalla propria scuola. Magari il sabato e la domenica si poteva lasciare spazio ad iniziative come "prova la canoa e vieni a conoscere i giovani campioni". Insomma gli "Aussi" avrebbero potuto sfruttare al meglio questo momento e avrebbero soprattutto potuto non far fare alla canoa slalom una pessima figura sotto l'aspetto organizzativo.  
Ho avuto la sensazione, e non sono stato il solo,  che questo mondiale è stato organizzato a porte chiuse, si è trattato cioè esclusivamente di una faccenda tra noi addetti ai lavori. Certo avvicinarsi solo di striscio al mondiale slovacco dello scorso anno con televisione e con il presidente della Repubblica seduto in tribuna era solo utopia, ma cadere così in basso non era certo il caso.

Il punto massimo di squallore organizzativo è  arrivato con la cerimonia di chiusura domenica sera sul campo di gara. Siamo ai discorsi finali e alla consegna della bandiera dal paese che ha appena terminato di organizzare i mondiali , Australia per l'appunto, e il paese che invece ospiterà l'edizione 2015 e cioè il Brasile. Cala il buio più profondo, noi che siamo giusto in fronte a questa presunta cerimonia non riusciamo a vedere nulla, sentiamo solo la voce del terzo vice-presidente dell'ICF che nell'assoluta oscurità fa il suo discorso e chiude la rassegna iridata. Poi immaginiamo che possa succedere qualche cosa, ma non ci si rende conto di nulla. Tutto finisce così, anzi molti atleti vanno a prendere il pettorale nella tenda "task-force". I numeri per gareggiare con il logo dei mondiali  non sono arrivati in tempo c'è solo la possibilità ora di ritirarli e portarli a casa come ricordo... che tristezza!
 

Per fortuna che tutti i giovanissimi atleti in acqua ci hanno regalato momenti magici con la loro voglia di pagaiare, con il loro spirito libero, con la loro energia. Meritavano di più anche la festa finale, uno status per il nostro sport, era riservata solo ai maggiorenni. Mi chiedo ma  a nessuno degli organizzatori è venuto in mente che forse gli Junior non hanno ancora compiuto 18 anni e che quindi non posso entrare in certi locali? 

Occhio all'onda! 

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