Lo sport italiano "avvelenato" dalla politica e dai presidenti. Quale futuro per una sua rinascita?


"Siento que es una pena”, lo scrivo in spagnolo perché è come se fosse più intenso e mi piace di più, dà più risalto a quello che sento e al fatto che mi dispiace non aver commentato a caldo le finali degli Oceania Championships e il vincitore anzi vincitrice di San Remo 2014. Il tempo corre e ci vorrebbero giornate di 48 ore per riuscire a fare tutto. Quindi mi scuso con i tanti lettori che seguono questo blog soprattutto per aggiornarsi sul mondo dello slalom, ma il mio  lavoro mi assorbe al 100% e soprattutto sono molto umano con tutti i miei limiti, quindi anche di tempo.
 

Mi urge però  fare alcune considerazioni alle varie analisi che sono arrivate dopo i giochi olimpici invernali di Sochi. Condivido quanto scritto da Luciano Barra sul sito “Sport Olimpico”  che mette in risalto le problematiche sportive italiane. Pezzo rilanciato da personaggi che ritengo molto intelligenti e sensibile verso il nostro mondo come Dario Puppo e Massimiliano Ambesi e a parte ciò è da molto tempo che vado dicendo che il modello italiano di sport, tanto difeso ovviamente dal Coni e dalle Federazioni Sportive, va rivisto in toto. Io ho dovuto lasciare l’Italia per andare a lavorare all’estero perché nel mio paese non mi hanno voluto, mi hanno allontanato perché secondo loro politicamente non gli andavo bene o meglio, come sta facendo oggi Malagò, su cui avevamo riposto tante belle speranze, perché dovevano pagare il dazio politico della loro elezione. Un tecnico che pensa, che fa proposte, ha una sua linea in mente da seguire è boicottato, fa male al loro sistema e crea problemi.
I quadri tecnici nazionali sono ricoperti nella grande maggioranza dei casi da personaggi che assecondano la politica del presidente che purtroppo troppo spesso vuole ricoprire anche il  ruolo di tecnico, se pur tecnico non è. Confondendo e mediando la via del consenso popolare con l’ideale per una crescita sportiva.  Non potendolo fare in prima persona sceglie i vari signor sì che non hanno idee, seguono alla lettera programmi di allenamento fritti e rifritti, si elogiano su  risultati dei talenti che l’Italia ha la fortuna di avere a singhiozzo. Non esistono programmazioni a lungo termine. Non si pensa ad un progetto di sviluppo di crescita sportiva, ma anche culturale, dei nostri giovani. Lo sport, la cultura, la musica, l’arte seguono solo il cammino della fortuna che può essere data da una famiglia con genitori particolari e sensibili. Sommata alla fortuna di individuare il tuo sport in età giovanile, condita dalla passione di qualche tecnico che molte volte a spese sue si incarica di tirare la baracca.
Così facendo non andiamo da nessuna parte, viviamo di attimi e, ripeto, di talenti. Guardate la storia del nostro medagliere nelle varie edizioni dei Giochi Olimpici e vi renderete conto che i successi arrivano raramente dalle stesse discipline. Si mantengono magari il numero di medaglie vinte interscambiando però la loro provenienza. Il significato di ciò è sotto gli occhi di tutti, tranne di chi sta alla guida politica  e cioè la chiarissima testimonianza dell’assenza di una scuola sportiva italiana. Chiaro il concetto? 

 
Per risanare l’Italia che corre, salta, rema, nuota, gioca, tira non basta un ciclo olimpico, se partiamo oggi forse nel 2039 saremo pronti e cioè fra 25 anni! Auguri


Occhio all'onda!

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