Uno slalom dinamico




I  campionati europei di slalom mi sono proprio piaciuti! 

Non ero presente sul posto considerando il fatto che il Brasile non è Europa e che i nostri campionati continentali sono i Pan-Americani o meglio ancora i Sud-Americani.  Ciò non toglie però il fatto che l’avvenimento era  di interesse mondiale e che per chi vive di pane, canoa e slalom non può passare inosservato. Quindi lottando su internet per trovare la diretta, grazie soprattutto ai “maghi” di Siwidata, non mi sono perso l’occasione per seguire “live” la manifestazione. 

Nel kayak maschile Jira Prskavec ha vinto con poco più di 81 secondi. Bravo il giovanissimo ceco, classe 1993, allenato dal padre e che ha già nel suo curriculum il mondiale individuale U23 nel 2011, mentre nel 2010 fu campione  Europeo Junior sia individuale che a squadre. Ma al di là della sublime prova del praghese mi preme sottolineare due cose. 

La prima sono gli 81 secondi di gara, distanza ideale per una gara di slalom considerando il fatto che tutto l’interesse viene concentrato sull’atleta in gara e quando questo finisce dopo solo 8/10 secondi parte l’atleta successivo. Questo permette di mantenere i livelli di adrenalina elevatissimi non solo nei concorrenti, ma soprattutto negli spettatori sia essi televisivi o presenti sul campo. Gli 8/10 secondi sono giusto il tempo necessario per non far dimenticare la prova appena vista e concentrarsi sulla successiva mantenendo alto l’interesse e la partecipazione di tutti. Deve passare poco tempo tra un concorrente e l’altro e soprattuto non ci devono essere due atleti in gara contemporaneamente perché altrimenti rischiamo di sviare lo spettatore al punto tale di non permettergli di seguire emozionalmente la prova. Il poco tempo fra gli atleti ha anche lo scopo di permettere un raffronto ravvicinato immaginario, cosa che non potrebbe succedere se passa troppo tempo o se sviamo l’attenzione agli spettatori. 

Ricordiamo che il successo di uno sport è dato dal patos che questo ha sulla gente. Cosa purtroppo che non si è potuta ripetere per le altre categorie considerando il fatto che le donne sedute hanno vinto con 91 secondi (12%), i C1 uomini con 89 (9%), i C2 con 95 (17%). 

Secondo punto su cui voglio porre l’attenzione  è il tracciato. Particolarmente fluido, con la maggior parte di pali unici. Risalite da fare con un solo colpo. Difficile, ma non troppo, veloce al punto giusto. Capace di far prendere rischi, ma comunque contenuti, anche se necessari per portare a casa le medaglie. Direi che dal mio punto di vista ci siamo. Percorsi che mettono in risalto le qualità tecniche pure e le abilità motorie in generale. Percorsi che lasciano spazio all’interpretazione personale sulle linee d’acqua da seguire. Percorsi che  devono essere prima capiti, poi interpretati e successivamente concretizzati in acqua in quella rappresentazione individuale più intima di ogni slalomista.

Terzo punto... ma non erano due? Portate pazienza scrivo anche il terzo e se non vi va chiudete pure qui, ma visto che c’è l’ho in testa lo scrivo pure e cioè sul programma di gare seguito, decisamente stravolto rispetto a quello abituale. Non due manche di qualifica dove passavano i primi 40 K1, per seguire con semifinale e finale a 10, per un totale di 4 manche su due percorsi diversi.  Qui con due manche si è chiuso il cerchio. Una manche dove passavano i primi 15 che si giocavano la finale. Un programma contenuto per i problemi nati nei giorni precedenti dalla piena del fiume che ha coperto il canale, un programma però che esalta l’attimo, il momento. In sostanza in un giorno si sono assegnati titoli continentali in k1 uomini, C1 uomini e C1 donne più le gare a squadre. Giorno successivo k1 donne e C2 individuali e a squadre. Tutto sommato non male anche se molto tirato. Tutto sullo stesso tracciato. 

Io ho un’altra proposta. La settimana prima viene messo il percorso di gara. Si lascia agli atleti il tempo di allenarsi, poi il sabato ci si gioca la gara come a Cravocia... provare per credere! 

Occhio all'onda! 

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