Tango il racconto che prosegue

La musica struggente finisce e lascia spazio ad un applauso lungo e appassionato, le luci ridanno forma ai volti. La magica atmosfera creata lascia il posto ai colori e ai contorni di spazi e dimensioni.  C’è chi batte le mani forte e c’è chi le mani le batte ancora a ritmo di musica. C’è chi ha gli occhi illuminati e chi sugli occhi porta il segno della commozione, ci sono donne che guardano il ballerino con desideri vogliosi e chi con tenerezza e rimpianto. C’è chi non ha aperto il cuore ai sentimenti e c’è chi viceversa il cuore lo ha donato al mondo per farlo migliore per renderlo vivo e forte. Non si proferisce parola lasciando alle espressioni del viso il compito di comunicare l’emozione provata e vissuta attraverso altri che interpretano arte e poesia.
Loro, i ballerini, ringraziano con inchino. Sudato, scapigliato, sfiora con lo sguardo la compagna, tra loro l’intesa, oltre al tango, non è più segreta, ma ora non ha più bisogno di mostrarsi.  Il loro movimento è piacevolmente trasgressivo e spontaneo, dai gesti raffinati, dalle parvenze profonde e intime, dalla gestualità ricercata e curata in ogni momento della vita.  Me li immagino camminare tra la gente, me li immagino in coda alle poste, me li vedo al supermercato spingendo il carrello nella vita di tutti i giorni. Una passione, come la vita non ti abbandona mai, neppure quando pensi o fai altro, neppure quando nel cielo si concentrano nubi nere e piove a dirotto.  Li vedo danzare roteando nella folla; li vedo fermi sul posto a portare il peso da una parte all’altra in attesa del loro tempo; li vedo con il “dedo gordo del pie” disegnare cerchi su pavimenti di marmo nell’attesa che l’immaginaria ballerina completi il giro, fino a quando un numero ti desta.  Ai tombini ci passano larghi, nelle vie scelgono la via della ronda, la gamba cerca l’appoggio sicuro del piede, l’adorno c’è quando lo spazio lo permette. La promenade è con pivot e chassè sincopato.

Ritornano in pista gli spettatori che ora hanno dentro di sé una carica diversa. E allora le sacade diventano più importanti, la postura è nell’immaginario creato da quanto poc’anzi ammirato.  E allora a ballare ci sono tanti uomini e donne che si immedesimano nei loro idoli, che si muovono con spirito nuovo. Ecco l’effetto tanto sperato, ecco la gioia condivisa di tante ore passate a studiare, passate a coltivare e a ricercare l’estasi del movimento. Un regalo che l’uomo fa a se stesso, un regalo apprezzato, voluto e agognato. Ci sono poi quei silenzi, quegli sguardi persi, quegli appuntamenti dati per un’altra notte, per un altro sogno, per... continuare a vivere avvolti nell’incantesimo del “dos por cuatro”.


Occhio all'onda! o  come dice il mio maestro Gra "Ocho adelante"

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