Aspettando la Open Ceremony del 27 luglio... - 7

London, 20.07.2012

Vi dicevo di Agostino e anche che il mondo è piccolo. Infatti ieri parlando con lui attraverso quel magico giochino che si chiama Skype gli facevo presente che ho conosciuto un mitico volontario che comunica veramente con tutto il mondo viste le sue conoscenze linguistiche impressionanti.  Agostino, che  di professione fa il medico a San Giovanni Rotondo nell’ospedale di Padre Pio, ma la sua vera vocazione è lo sport a 360 gradi, ha iniziato a descrivermelo così precisamente che entrambi non abbiamo avuto dubbi che si trattasse della stessa persona. Lui, volontario olimpico, ha incontrato  Aberra Aguegnehu ai Giochi Olimpici invernali di Torino e lo considera come un vero e proprio idolo per tutti i volontari.  Agostino l'ho conosciuto molti e molti anni fa in Val di Sole quando, terminata la stagione agonistica, facevo il maestro di canoa e la guida di rafting durante l’estate. La nostra è stata un’amicizia nata con la pagaia in mano ballando su quel fiume che considero come un fratello maggiore e che si chiama  Noce. Guarda caso poi proprio ieri  Raffy, il mio C1 destro preferito, è stato battezzato sul Noce accompagnato da un mio ex atleta il vecchio Barzon. Assieme sono scesi in slalom da Monclassico a Ponte Stori con tanto di gole boschive e "tres montagnas".  Negli anni, con Agostino,  ci siamo sempre tenuti in contatto  anche senza vederci molto. L’ultima volta che abbiamo passato qualche giorno assieme è stato in occasione della mia visita nei luoghi sacri di Padre Pio quando cioè accompagnai mia mamma in un pellegrinaggio mistico. Quando si dice la “passione per lo sport” mi è naturale pensare proprio al medico di  San Severo: lui che e' presidente della locale squadra di basket, lui che si è avvicinato alla canoa per amore verso il fiume, lui che per il suo Cagliari calcio impazzisce di gioia ricordando sempre i tempi di Gigi Riva. Lui che mi chiede sempre delle gare con estremo interesse e soprattutto è sempre puntuale e preciso nel sostenermi e nel darmi la classica pacca sulle spalle per non mollare mai.  
Con Adriana Behar la vidi giocare nella semifinale di Atene 2004

Questa sera poi, rientrato dalla simulazione gara che abbiamo fatto con gli spagnoli, e accompagnando Ana dal fisioterapista qualcuno mi chiama nel cortile del quartiere generale del Brasile. “Ettore, Ettore” e ovviamente mi giro e c’è un signore piuttosto alto  con la maglia del Brasile che avvicinandomi mi chiede di dove sono in Italia. Rispondo Verona e, guardando il suo accredito, mi accorgo che sto parlando con il “capo missione” per il Brasile. Metto a fuoco e leggo Bernard Rajzman, non ci posso credere ma è proprio quel Bernard Rajzman mito della pallavolo mondiale negli anni ’80 che giocò nella Panini Modena e poi anche a Mantova? Colui che inventò la cosidetta battuta  "Jornada nas Estrelas" che la palla andava così in alto e prima di fare ritorno toccava le stelle del firmamento celeste. Fatico a riconoscerlo visivamente, lo ricordo con capello fluente e baffone oggi è stempiato e senza baffi, ma ha sempre i tratti del grande signore e del grande atleta che è stato. Mi parlerà di lui nei minimi dettagli un’altra campionessa del volley e cioè Adriana Behar, due argenti olimpici nel beach nel 2000 e 2004, che è nostra referente all’interno del COB (Comitato Olimpico Brasiliano). Insomma sono circondato da personaggi di spessore che terminata la loro carriera sportiva sono stati inseriti a pieno diritto nei quadri operativi per le nuove generazioni.
Con il grande Bernard Rajzman oggi capo missione alle Olimpiadi di Londra
Non riesco a pensare che cosa mai dirà il mio maestro di tango che prima di appassionarsi al ballo era un pallavolista di spessore prima come giocatore e poi come allenatore. Forse sarà un pochino invidioso vedendo la foto assieme a Bernard, ma comunque gliela porto a casa con tanto di autografo e dedica... spero così di fare cosa gradita!

Occhio all'onda! 

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