Spazio ai giovani



Ieri pomeriggio sono andato a fare una camminata sulle colline che circondano la mia Verona. Sono venuti Zeno, Raffy, Amur e mia suocera, una splendida 73enne che la fa in barba ai camosci!
La stagione da queste parti è ancora estiva e si cammina volentieri nel bosco di noccioli in un sentiero che conosco bene perché quando sono da queste parti ci passo spesso con la mountain-bike. Una zona che ultimamente, dove la natura si apre, è stata sfruttata anche per piantare vigneti di uva Rondinella, che, con la Corvina e la Molinara, danno vita ad un Valpolicella Superiore di gran pregio. Si abbina bene con risotti e carni alle brace….come quella che ho cucinato con particolare gusto proprio ieri sera, tornati dalla passeggiata di oltre quattro ore. Si sa che dopo le fatiche il cibo e il buon vino si apprezzano molto di più.
Camminando però, una volta esaurita la vena artistica di fotografo di uno Zeno che sta ritornando piano piano ad allenarsi, ci siamo divertiti a fare varie considerazioni sui recenti mondiali di slalom. Sono emerse molte cose e la più incredibile è in relazione alla media di età degli atleti in finale. A grandi linee, conoscendo più o meno tutti gli atleti, eravamo giunti alla conclusione che effettivamente quest’edizione iridata è certamente all’insegna di una nuova generazione che sta emergendo, specialmente nel kayak uomini.
Così questa mattina mi sono messo a fare due conti ed è venuto fuori che in finale dei kayak uomini il più vecchio è un 29enne, un certo Fabien Lefevre, e i più giovani due atleti classe 1993 che faticano ad arrivare ai 18 anni. La media complessiva è di 24 anni. Veramente bassa considerando il fatto che oltre ai due junior ci sono anche due kappisti U23 nella rosa dei dieci.
Se noi andiamo a vedere fra le finaliste del kayak femminile la media si alza e arriviamo a 28 anni così come per le canadesi monoposto.
Cosa potrà a stare a significare tutto ciò? Da una prima analisi possiamo dire che nei kayak la concorrenza è spietata e che i più esperti devono guardarsi anche dai atleti giovanissimi. Tutto ciò è possibile perché questo modo di andare di oggi offre spunti anche agli imberbi che si buttano senza timore dentro le porte. Sicuramente loro hanno trovato una risposta veloce alle nuove esigenze di tracciati decisamente più dinamici di un tempo e se vogliamo anche più impegnativi. Quindi chi prima si adatta prima arriva. E’ molto significativa la media così bassa perché ci dice chiaramente che non c’è più di tempo di aspettare per nessuno! Bisogna puntare subito molto in alto. Emblematica in Italia la stagione di Giovanni De Gennaro che, al primo anno senior, è entrato in squadra nazionale assoluta e ha centrato due finali in coppa e una finale al Test-Event di Londra. In conclusione di stagione, si è laureato anche campione italiano assoluto dopo aver vinto il tricolore anche negli U23 qualche mese prima. Ciò che ha più impressionato sono stati i tempi di questo atleta che sono sempre stati tra i migliori. Ciò che lo ha penalizzato maggiormente sono state le penalità; il giovane bresciano, comunque, può dormire sonni tranquilli perché, come diceva giustamente un tempo Lubos Hilgert (il marito della Hilgertova e da tempo suo allenatore) e riportato da Bill Endicott nel suo libro “The ultimate run”:

"It is easier to make a fast paddler go clean than to make a clean paddler go fast.”


Occhio all’onda!

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