Comunque sempre liberi!


Il mondo è bello di per sé ,
ma cosa sarebbe se non fosse
raccontato, dipinto, suonato, cantato,
fotografato e amato?


I XXXIV Campionati del Mondo di Canoa Slalom sono finiti! Ne ho la matematica certezza visto che sono seduto in giardino di casa, con i miei due gatti che fanno le fusa accovacciati sotto la mia poltrona e il riccio Jonny sta tranquillamente spaparanzato al sole nonostante la presenza felina a pochi metri. Solitamente, l’animaletto spinoso, esce di nascosto, si muove con circospezione, annusa l’erbetta, scava e sparisce. Oggi è diverso, attratto forse anche lui da un personaggio che vede poco, ma a cui forse è comunque affezionato. Ho la convinzione che mi voglia bene anche se a volte mi guarda con sospetto. Il tiramisù che mi ha preparato Amur per il rientro a casa è l’ultima conferma che la stagione agonistica si è conclusa.
Il viaggio di ritorno, dopo l’imbarco dei miei atleti brasiliani, è stato pervaso da flash iridati, ognuno con la potenzialità di diventare soggetti di mille racconti, mille approfondimenti... Chi gode come un riccio, tanto per restare in tema, è Fabien Lefevre il vero eroe di questi mondiali, l’uomo che ha dato una svolta alla storia con le sue quattro medaglie vinte: un oro a squadre in C2, un argento a squadre in kayak e nel C2 individuale, un bronzo in kayak singolo. Un’impresa unica, la prima in assoluto, quattro medaglie in un mondiale sembrava fino a ieri solo un sogno difficilmente realizzabile. Eppure il bianco di Francia a forza di sbatterci la testa ci è riuscito e sta portando avanti il suo obiettivo di andare alle olimpiadi in due specialità e lottare per le medaglie senza timori di sorta. Bravo, bravissimo il suo compagno di barca che di titoli iridati se ne porta a casa due nel C2 a squadre e soprattutto nel C1 individuale mettendo in ginocchio Tony Estanguet. Ora si riaprono le porte per i giochi olimpici, ora si riaprono le porte delle grandi sfide fra il giovane Denis Gargaud, che tra l’altro sabato si sposerà a Marsiglia, e il D’Artagnan della pagaia e cioè Tony Estanguet. E di sfide ce ne saranno parecchie nel resto di Europa, come in Austria tra Kuhnle e Oblinger o in Slovacchia tra Kaliska e Dukatova... un posto alle olimpiadi fa gola a tutti, ma bisogna guadagnarselo. Un altro flash che mi ha accompagnato durante il viaggio è stato il pensiero generale su dove andrà lo slalom nella prossima decade, quali saranno le evoluzioni, considerando il fatto che siamo in attesa di una grande rivoluzione mediatica per uno sport che vive principalmente di passioni. Poi il viaggio è lungo e c’è tempo per riflettere. Vaghi con la mente fino a quando inevitabilmente ti trovi a pensare a quegli atleti che bene o male ti sono sempre stati vicini e che fanno parte del tuo stesso essere. Dispiace sapere che oggi si trovano a lottare con un sistema che li vorrebbe incatenare a soluzioni assurde con il ricatto di chiudere l’attività ed andare a fare servizio. Io mi chiedo sempre che cosa posso fare per supportare i miei atleti e se non hanno i risultati sperati mi metto in crisi per cercare di trovare soluzioni adeguate. Mi trovo in questa condizione con il mio atleta irlandese che a Bratislava ha mancato completamente la gara. C’è chi dice in diretta televisiva che dopo i giochi olimpici di Bejing Rheinisch abbia risentito negativamente del cambio alla guida tecnica. Ovviamente può essere, non è facile e scontato che il lavoro possa portare i risultati a comando, ma certo è che atleta e allenatore non hanno nessun rimpianto per il lavoro fatto che è stato importante, costante, imponente. Poi a questo bisogna aggiungere sei mesi di inattività per un problema alla spalla che è culminato con un’operazione più complessa di quello che ci si poteva immaginare. Certo non deve essere presa come scusante, anzi entrambi l’abbiamo accettata e soprattutto l’abbiamo trasformata in una grande sfida contro noi stessi per un grande futuro. L’ultimo mio flash di Bratislava è quello della squadra dei C1 slovacchi che sale sul tapis roulant fra gli applausi delle migliaia di persone che hanno animato e colorato la manifestazione. Un Martikan che sa di aver perso una grande occasione nella gara individuale, ma sa anche di aver riconquistato la sua gente con la vittoria a squadre che ha il sapore di nazione, di gruppo. La gara a squadre diventa lo strumento per unire tutti sotto un’unica bandiera diventando l’orgoglio nazionale! La strada corre via veloce, la mia casa viaggiante è ormai consapevole che fra non molto le nostre strade si divideranno per diversi mesi. Io ritornerò a breve in Brasile, dove mi aspettano i ragazzi e tanta energia da canalizzare. Lei attenderà nel deposito, passando il tempo a raccontarsi le varie avventure estive con le centinaia di colleghe che stazionano in attesa di riprendere il cammino. Le faccio un’ultima cortesia considerato il fatto che lei per molti mesi ha trattato me e la mia famiglia come reali… quindi la svuoto di tutto, la pulisco e la lavo e la preparo come un giorno di festa. Voglio che al suo rientro tutti possano ammirarla con la consapevolezza che per noi rappresenta il nostro modo di essere: comunque sempre liberi!

Occhio all'onda!

Commenti

  1. Ettore sai sempre canalizzare la miglior energia a chi ti legge e , son sicuro , a tutti quelli che ti incontrano !! Ciao Alessandro Boidi

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