Slow or Fast

Mi fanno impazzire gli incroci. Tutto è decisamente previsto. Non c’è possibilità di sbagliare, basta tenere a freno il nostro impulso automobilistico italico, che credo si formi fin dai primi anni di vita, e problemi non ce ne sono. Qui non si può sbagliare o meglio non è ammesso sbagliare. Immedesimatevi in questa situazione: semaforo con quattro strade... classico incrocio! Che cosa succede in Italia: quando c’è verde nei due sensi opposti è possibile eseguire praticamente due manovre che sono andare diritti oppure girare a sinistra. Tralascio il girare a destra perché ovviamente è un’opzione che va per conto suo. Semplice e logico con un verde solo. In sostanza chi deve girare nelle rispettive sinistre si porta a metà dell’incrocio e aspetta che ci sia via libera dall’altro lato e parte, mentre i rispettivi opposti che arrivano, uno da destra e uno da sinistra, rimangono fermi in attesa che il giochino cambi allo scattare del loro verde. Semplice e logico. Qui in realtà non funziona così. Primo: per terra ci sono disegnate una montagna di strisce e subito ti chiedi se per caso sei atterrato su un campo da basket della NBA, in cui si può giocare anche a pallavolo, pallamano e ci metterei anche il badminton. La segnaletica a terra ha il chiarissimo obiettivo di indicarti esattamente il raggio che devi seguire per effettuare la svolta a destra nel modo convenzionale. Secondo: i semafori sono dotati di telecamera, di segnale acustico e di frecce. Che cosa succede quando arrivi e trovi rosso? Semplice: ti fermi, scatta il verde e tu magari devi girare a destra (vi ricordo che qui la guida è a destra... non confondetevi quindi), ma non puoi e devi aspettare che il semaforo diventi rosso. Tutto ciò accadrà prima o poi, cioè scatterà per te il verde con la freccia che ti indica che ora è il tuo turno. Così ovviamente per tutti e quattro i lati. In sostanza al semaforo ci passi una vita, visto che transita praticamente un senso alla volta nei due lati di marcia. La cosa è decisamente strana, ma l’ordine, qui fra i canguri, è sovrano! Il fatto poi che le auto sono dotate praticamente tutte del cambio automatico - come la macchina nuova della mia amica Sonia tanghera per passione e pilota per diletto - fa sì che il muoversi assuma una sorta di automatismo sovrumano e le partenze sono praticamente sulla stessa misura e velocità. Il tutto senza sgommamenti, accelerazioni brutali o tentennii causati da una prima che non entra o una seconda che sbiella il motore. Qui è tutto automatico. Come automatica è l’aria condizionata che ti assale in ogni luogo e in ogni dove. Come automatica la mancia per il servizio che non prevede coperto, ma il 10% per averti portato da mangiare al tavolo, cosa altro avrei dovuto fare? andare in cucina e prendermi il cibo direttamente dal pentolone? L’altra cosa che mi fa impazzire è vedere mille divise diverse. Entri al supermercato e le cassiere sono in camicetta a righette blu o verdi e sulla sinistra portano il loro nome che ti fanno capire che gli italiani sono arrivati fin qui da molto tempo. Tante Marie, Rosselle, Daniela e poi i nomi maschili Mario, Giuseppe, Paolo. Ovviamente quando tu accenni al fatto che il nome che portano appiccicato al petto evidenza chiare origini italiane loro annuiscono, ma nel modo con cui lo pronunciano capisci bene che l’italianità si è persa nella notte dei tempi. Gli operai sulle strade sono vestiti di arancione e portano un caschetto giallo con para coppino! Mi fanno impazzire anche quei personaggi che passano ore sulla strada in prossimità di lavori in corso con un cartello enorme con la scritta “SLOW”. Se gli chiedete loro che lavoro fanno vi risponderanno: “faccio andare piano la gente” che non è da tutti! Io faccio esattamente l’opposto... cerco di farla andare più forte possibile!


Beh! ogni tanto parlare di qualcos’altro che non sia canoa fa parte della vita, tanto più oggi che abbiamo dedicato la giornata al recupero psico-fisico. Giretto alle Blue Mountains a Katoomba per salutare le famose tre sorelle... una sorta di tre Cime di Lavaredo, ma senza neve e con tanti giapponesi che scattano foto e senza le scritte sulla strada che inneggiano ai campioni del ciclismo!

Occhio all’onda! Ettore

Penrith, 3 febbraio 2011

Commenti

Post più popolari