Blaho o ricerca?


"Training is like building a castle by hand.
Each workout you add some more bricks to your castle"


Non so se capita anche a voi, ma durante questi lunghi periodi di transizione da una stagione di gare all’altra mi sorgono sempre grandi interrogativi dettati dalla voglia di proporre agli atleti stimoli nuovi e se possibile innovativi. Allora via con evidenziatori e post-it che colorano sempre di più i miei testi sacri che trovano sempre posto in qualche angolo della valigia. Cerco di mettermi nella testa degli atleti per capire che cosa può stimolarli sempre di più e per tirare fuori tutto quello che hanno dentro e che magari faticano ad esprimere per mille motivi diversi. Forse questo stato d’animo l’ho ereditato da un passato di atleta senza punti di riferimento precisi. Una carriera agonistica che ha avuto sempre la necessità di organizzarsi autonomamente visto che certo non avevamo allenatori in grado di seguirci e guidarci. Punto fisso però è sempre stata la massima apertura a nazioni e a personaggi che hanno reso grande la canoa. Negli anni ho avuto la fortuna di conoscere a fondo campioni olimpici, mondiali e atleti di altissimo livello, ma soprattutto ho avuto il piacere di capire che cosa c’è stato dietro a queste grandi e belle realtà. Ora a distanza di moltissimi anni si possono forse tirare delle conclusioni e fare similitudini su situazioni che nel corso del tempo si sono evolute ma che, come ripeto, hanno molto in comune.
Mi ha fatto specie poche settimane fa’ vedere atleti che utilizzano ancora il lavoro del “Blaho” in palestra... quanti ricordi e quanta fatica e sudore collego a questo gesto così astruso e per certi versi assurdo. Ma la domanda mi sorge spontanea: servirà mettere tutta questa energia in questi lavori se poi ti rendi conto che a livello tecnico ci sono forti carenze nel gesto della pagaiata e dello scorrimento della canoa? Non sarebbe meglio dedicare molto più spazio alla ricerca e all’analisi di soluzioni in questa direzione? Oppure, non è forse troppo facile liquidare la scelta di questo lavoro solo per il fatto che Marco Previde Massara ne aveva fatto una sorta di bandiera per i suoi successi negli anni ’80? Dimentichiamo forse che il campione delle acque del Ticino era un raffinato scivolatore e un artista dell’onda?
Leggendo e rileggendo i “testi sacri” e confrontandoli poi con l’evoluzione che c’è stata in questo ultimo decennio grazie alla facilità di comunicazione attraverso la rete, mi chiedevo che senso può avere un lavoro mirato alla potenza aerobica, con lo scopo finale di migliorare la soglia anaerobica, nei ragazzini o ragazzine che viceversa non hanno chiaro il concetto di come impostare una risalita o come risolvere situazioni ambigue di porte sfasate!
La mia più grande paura, in questi casi, è allenare un gesto sbagliato ed inutile. Anzi nelle peggiori delle ipotesi può diventare anche elemento di disturbo visto che il nostro corpo, per lo spirito della sopravvivenza della specie umana, ricerca sempre il minor dispendio di energie nell’esecuzione di un gesto che purtroppo non coincide sempre con il massimo rendimento dello stesso. Sconvolgendo molte volte anche gli aspetti biomeccanici.
Il problema nasce però da chi cammina sulla riva a guidare i giovani e cioè da noi allenatori. Siamo consapevoli della responsabilità che ci accolliamo nel momento in cui andiamo a proporre certi tipi di lavori e certi suggerimenti tecnici sulla crescita psico-fisica del nostro soggetto?

Credo di non dire nulla di nuovo nell’affermare che i vivai sono la linfa vitale per tutte le federazioni. Credo di non dire nulla di nuovo neppure se aggiungo che per fare ciò ci vuole personale preparato, con esperienza e con idee. Guardando i programmi federali sia per lo slalom che per la canoa da velocità balza agli occhi di tutti la pochissima attività proposta a livello giovanile e in moltissimi casi viene affidata a pseudo tecnici, questo per il settore fluviale visto che responsabile della velocità a livello giovanile è un certo Beniamino Bonomi che dopo i giochi olimpici di Atene, se non sbaglio, ha iniziato a seguire i giovani del club e si sta formando come allenatore. Mi è piaciuta una sua uscita in televisione con Simona Ventura che alla domanda di chi voterebbe come atleta dell’anno, Bebo non ha avuto dubbi e ha risposto tranquillamente la sua giovanissima atleta che ha esordito nel 2010 in nazionale con ottimi risultati... questo è vero amore per il proprio lavoro.

Ora io sono dell’avviso che nelle scuole materne ed elementari ci dovrebbe essere personale altamente qualificato, preparato e ben pagato, perché è qui che si forma il giovane. Per fare un banalissimo esempio sportivo possiamo tranquillamente dire che a Super Cali non serve un genio per seguirlo, ma, viceversa, al giovanissimo Paolo Ceccon serve un allenatore preparato, con esperienza, passione e soprattutto costanza.

D’altro canto mi fa un immenso piacere sapere che comunque altrove si sta ricercando nuove soluzioni e ci si applica per tentare di studiare il gesto dello slalom sotto aspetti magari ancora inediti. Così come sta facendo Guille Diez Canedo che in vista della tesi di laurea di scienze motorie a Lleida in Spagna sta cercando di misurare l’accelerazione del colpo su un percorso di slalom. Questo implica una serie di valutazioni legate a tutto ciò che concorre all’accelerazione stessa come ad esempio l’attrito della canoa sull’acqua, la forza dell’acqua, la resistenza all’aria, la forza di spostamento impressa nel moto e un altro milione di varianti. Ovviamente, come tutti gli studi, si cercherà di ipotizzare l’accelerazione in un caso ben specifico e con la consapevolezza dell’esistenza di un margine d’errore elevato, ma nel tentativo comunque di approfondire piano piano questo argomento. Vi terrò aggiornati.


... volando si ha il tempo per concretizzare i pensieri e condividerli!

Occhio all’onda!

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