I Kayak nel 2010 hanno visto ancora il duello fra Molmenti e Kauzer


Conclusa una veloce analisi legata alle nazioni è giunto il tempo per addentrarci nelle singole specialità per capire cosa sia mai successo in un anno di transizione come quello appena concluso.

Partiamo dai Kayak uomini sviluppando i punti più salienti che la stagione ha messo in evidenza:

1. Sfida al vertice Daniele Molmenti e Peter Kauzer
2. Alle spalle dei due pochi nomi nuovi, bene i tedeschi.
3. Inglesi a terra
4. Statistiche


1. Per i kappa uomini una cosa è certa: chi vince gli europei non vince il mondiale e chi vince la coppa si porta a casa anche la maglia iridata! Infatti nel 2009 Peter Kauzer ha vinto coppa e mondiale, lasciando a Daniele Molmenti il titolo continentale e l’amaro in bocca. Mentre quest’anno le carte si sono invertite.  Sono solo tre gli uomini nella storia dello slalom che hanno vinto europei, mondiali e coppa. Infatti all’italiano e allo sloveno si aggiunge il teutonico Fabian Dorfler - coppa e mondiali nel 2005, europei nel 2006.
In sintesi possiamo dire che il 2010 per questa specialità è stata una sorta di fotocopia dell’anno precedente con la sfida che si è prolungata tra Kauzer  e Molmenti. I due infatti sono gli unici che hanno centrato tutte le finali. La media delle posizioni in classifica vede lo sloveno con 4,6 e l’azzurro con 3,2. Una la vittoria per Kauzer e tre per Molmenti.
Kauzer ha preferito preparare la stagione restandosene nel vecchio continente, concentrando la sua attenzione sul tracciato di casa e con qualche sporadica uscita all’estero. Molmenti invece ha passato l’inverno  al caldo australe per poi tornare e andare direttamente ad Atene a completare il suo ciclo di carico. Il friulano nella stagione appena conclusa è decisamente migliorato sotto il punto di vista strategico, complice di questo il tecnico della forestale Pierpaolo Ferrazzi. Il campione olimpico di Barcellona in questo campo è sempre stato un grande maestro e con quest’arma ha costruito i suoi successi sportivi. Kauzer ha pagato non poco la tensione di gareggiare in casa con tutti gli occhi puntati  e con il titolo da difendere. La sua gara di finale ai mondiali è stato  un vero capolavoro fino all’uscita della porta 11, poi un momento di buio, per un finale veloce, ma eccessivamente rischioso.


2. Alle spalle dei due super eroi praticamente il vuoto con qualche inserimento da parte del ceko Hradilek, del transalpino Bourliaud e del campione olimpico in carica il tedesco Grimm, oltre allo svizzero ritrovato Kurt. Tutti e quattro con tre finali.  Chi ha sorpreso non poco, anche se in realtà di vere sorpresa non si può parlare quando i protagonisti sono i tedeschi, sono i giovanissimi Sebastian Schubert classe 1988  e Hannes Aigner ’89. Personalmente mi attira il modo di pagaiare di Aigner che ad Ausgburg, in casa certamente, ha dominato la gara di coppa del mondo. Il suo stile dà la sensazione di una grandissima sicurezza: molto bilanciato, pochi colpi di testa, una grande spinta in avanti con le gambe. Ai mondiali ha contribuito non poco a portare a casa il titolo iridato a squadre, uscendo però in semifinale nella prova individuale. Schubert non è entrato in squadra per i campionati del mondo, ma ha vinto gli  europei U23. I tedeschi quindi riscattano il 2009 che li aveva visti in calo. Infatti lo scorso anno avevano centrato in totale solo 4 finali con Schubert e Grimm, mentre quest’anno le finali sono state sette con ben 4 atleti. Italiani sempre ancorati al mostro Molmenti con un ritorno di Cipressi che ha centrato la finale ad Augsburg e ai mondiali finendo rispettivamente sesto e ottavo. Alle spalle dei due ancora tanta incertezza con giovani che purtroppo rallentano la loro crescita perché sono senza guida tecnica di livello.
3. Male gli inglesi che hanno chiuso la stagione con solo due finali grazie ad un Walsh  che, per la verità, ci è sembrato sotto tono. Sono scesi da 7 a 2 finali. Che cosa sia successo ai sudditi di sua maestà è difficile da dire anche perché in effetti l’impegno è massimo. Walsh è alla ricerca del mezzo dopo diversi tentativi con Vajda alla fine si è presentato ai mondiali con la nuova barca di Nelo, ma per la verità ho avuto l’impressione di vederlo molto piantato all’uscita di tutte le risalite. Swetnam si ostina a gareggiare con un modello “old style” come è la Shimitar, mentre Richard Hounslow sembra più concentrato sul C2 con Florence che sul K1, dove certamente si toglie qualche soddisfazione in più visti il bronzo mondiale e il quarto posto europeo. Alle spalle di questi tre per la verità non c’è molto: il quarto alle selezioni è infatti un giovane classe ’92 che risponde al nome di Joseph Clarke e che, seppur talentuoso, ha sempre avuto difficoltà a centrare le gare anche da junior.
4. Veniamo alle statistiche che ci dicono che nel 2009 i finalisti erano 23 in rappresentanza di 12 nazioni e nel 2010 sono passati a 27 per 17 nazioni.  Ci sono 13 nomi nuovi nel 2010 e otto atleti finalisti nel 2009 non sono entrati nel 2010. Sono cresciute le percentuali di distacco per entrare in semifinale dal vincitore, grazie anche al fatto che ora sono in 40 a passare contro i 20 dello scorso anno. Aumentate anche le percentuali per entrare in zona medaglia.

Occhio all’onda!

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