Realtà o frutto della fantasia?

Non vi è mai capitato di chiedervi se ciò che vi circonda è frutto della vostra fantasia oppure è semplicemente una visione distorta della realtà? A volte, ma molto spesso, mi rendo conto di sognare, di vedere, di percepire e di sentire emozioni strane e di vivere in attesa che qualcun altro possa farmi capire bene come funziona. Ogni tanto però, e anche qui molto spesso, ricevo impulsi che consolidano e rafforzano il mio modo di vedere, di pensare, di capire e mi dico: “ma allora non sto sognando e non sono io fuori giri... è proprio così lo dice pure lui, e anche lei lo vede, poi quella mail chiarissima, quella telefonata senza speranze, forse quell’ sms diceva proprio questo”!
Allora mi rincuoro, prendo di nuovo coraggio, riaccendo la fiammella, guardo in faccia la realtà e mi accorgo che tutto sommato quello che mi sta capitando attorno è proprio quello che vedo ogni giorno e non sfuoco nulla. Mi rimetto in discussione e riprovo ad aprire gli occhi anche a chi potrebbe cambiare le cose e a dare la sterzata giusta ad un movimento che vive di soli singoli exploit.
Va male, ma va tutto bene. Tutti si lamentano in silenzio e a quattr’occhi. Poi davanti ad una telecamera fissa sorridono e sono contenti. E’ proprio vero che quando sai di essere fotografato o ripreso ti senti appagato, ti pettini, ti raddrizzi, sorridi, pensi positivo, dai il meglio di te stesso: sei in televisione il sogno di tutti! Nessuno vuole restare immortalato con brutte espressioni, faccia sconvolta e avvilita. Tutti glissano e schivano il vero annoso problema... sono slalomisti e sono abituati a schivare porte, onde e riccioli! Mia nonna, che era una santa donna e che ha messo al mondo quattro maschi e quattro femmine negando ogni rapporto con il suo amato sposo o chicchessia, gravida per opera divina, diceva sempre: “di’ che la va ben anca quando la va mal” che in italiano suona così: “di pure che va sempre bene anche quando va male”. Eppure non mi sembra di aver sognato il campione del mondo e vincitore della coppa del mondo a Penrith quest’inverno allenarsi per conto suo vagano di casa in casa per trovarsi un tetto dove ripararsi o uscire scontento dalla tenda Italia lamentandosi che tutti sono spariti e lui voleva vedere il video. Eppure mi sembra che il nostro miglior C2 non abbia nessuno che li segue e quindi deve arrangiarsi in tutto e per tutto. Nell’albo nazionale degli allenatori non trovo inseriti i tecnici della canadese nazionale, non li trovo neppure nell’albo degli istruttori, forse in quello dei maestri? No, neppure lì. Uno di loro non lo trovo neppure ai campionati italiani a seguire la gara in casa sua. I collaboratori logistici o tecnici in acqua devono avere qualche grado di parentela con il tecnico responsabile del settore oppure essere sentimentalmente legati a qualche atleta per essere convocati a raduni in cui si evita di chiamare i tecnici magari dei campioni del mondo o medagliati. Nella vita tutto è relativo e a volte pensi di vedere una margherita con i petali bianchi, ma in realtà sono gialli allora chiedi spiegazioni per capire. Parli con la persona più autorevole in assoluto il quale ti dipinge la realtà dei sogni e dei balocchi alla Silvio per intenderci meglio. Grande lavoro, enormi competenze, l’amore regna sovrano, risultati in ogni dove e numeri importanti. Certo possiamo migliorare e lo stiamo facendo con una squadra unita e compatta. Il pesce fuor d’acqua sei solo tu! Vedi caro Ettore noi italiani siamo abituati a farci del male da soli e quando vinciamo riusciamo anche a lamentarci. Io per la verità non la penso proprio così! Penso che noi italiani siamo quelli che l’8 settembre siamo diventati tutti partigiani in poche ore e allora perché abbiamo impiegato così tanto tempo per sconfiggere il nemico in casa? Noi siamo quelli che saltiamo sul carro dei vincitori e i primi a saltare giù se le cose vanno male e il povero Lippi ne sa qualche cosa. Noi costruiamo muri d’ indifferenza rischiando anche di farci male quando ci si sbatte la testa con la semplice frase: tanto è così e non cambia!
Già non cambia... avanti su questa barca a farci del male, a perdere talenti per strada, a soffrire per nulla, a rincorrere il tempo che fugge e che le altre nazioni usano per portare avanti un sistema consolidato ed efficiente, sfornando in continuazione atleti e movimento. Gioiamo perché finalmente viene messo prima il nome e poi il cognome, non più come nel verbale dei carabinieri; gioiamo perché qualche giretto per il mondo lo fanno fare ancora, senza capirne il vero senso; prendiamo quello che ci offre il convento e tutto va bene.
Per fortuna che c’è sempre il ricordo della saggezza di mia nonna che diceva: “tanto è lo stesso, il mondo va per dove deve andare ed è inutile tentare di cambiarlo”.

Già... inutile e soprattutto fa male per chi ci prova!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

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