Una Volpe rossa

Intorno alla mia casa viaggiante è già cresciuta l’erba e una splendida volpe rossa con una coda bellissima mi ha fatto compagnia questa mattina durante la corsetta che mi concedo prima di iniziare a lavorare con gli atleti. Ed è proprio durante la mia ora di “libertà” che riflettevo sugli slovacchi ed in modo particolare sul lavoro che stanno incredibilmente portando avanti con vari C2. Hanno praticamente tre ottime coppie di specialisti in questa categoria e altri alle loro spalle stanno crescendo. Dei gemelli Hochoschoner ho parlato a lungo, dei cugini Skantar-Skantar anche. Non ho approfondito mai però l’evoluzione di Tomas Kucera e Jan Batik decisamente in crescita a livello internazionale. I due nascono come C1 e hanno rispettivamente oggi 25 e 24 anni. Da junior non sono stati male sulla barca singola tanto che Jan Batik nel 2004 agli Europei Junior in Polonia sul canale artificiale di Cracovia arrivò terzo nella gara vinta da Matej Benus, oggi un gran bell’atleta senior che quest’anno venderà a caro prezzo la pellaccia nelle gare in canadese monoposto… ne sono sicuro! Nel 2006 Kucera e Batik si mettono in barca assieme e vincono il titolo continentale negli U23, per poi proseguire ancora in questa categoria e in questa gara con due bronzi nel 2007 a Cracovia, e nel 2008 a Solkan. Nella stessa gara, in Slovenia, gli italiani Pietro Camporesi e Nicolò Ferrari giunsero quinti. Dall’ottobre del 2008 i due slovacchi Kucera/Batik, che vivono e si allenano principalmente a Liptovosky Mikulas, iniziano ad essere seguiti costantemente da Juraj Ontko rientrato dal Giappone dopo aver allenato la squadra olimpica che in Cina ha portato a casa un quarto posto nel Kayak femminile con Yuriko Takeshita. I due ciunisti, sotto la sapiente guida del simpatico e bravo tecnico dalla lunga esperienza internazionale come atleta (una carriera iniziata nel 1981 con i mondiali a Bala e conclusasi con il titolo europeo a squadre nel 1998) crescono molto e ai mondali spagnoli 2009 finiscono la prova al sesto posto e contribuiscono a far vincere alla Slovacchia il titolo iridato nella prova a squadre in questa specialità. Correndo quindi, e con la mente libera, mi chiedevo come possa una federazione investire tempo e denaro su un terzo equipaggio nella consapevolezza di avere già, non uno, ma due barche di sicuro valore mondiale e olimpico. Mi sono anche detto che certamente tutto ciò fa un grande onore ad una nazione che sta investendo molto sulla canoa slalom. Il destino di questa spettacolare specialità, se vogliamo seguire il disegno dell’ICF, sembra essere destinato all’estinzione. Eppure diverse nazioni ci stanno credendo ancora e proprio per questo motivo non bisogna mollare interessi verso una disciplina che regala sempre grandi e forti emozioni al movimento in generale. L’obiettivo di tutti deve essere quello di cercare di salvare il C2 dall’assurda equazione che sembra turbare il movimento olimpico internazionale e cioè quello di dover per forza di cose rispettare la parità fra uomini e donne dal punto di vista numerico. Ma come la mettiamo allora con il nuoto sincronizzato, volete dirmi che per equità dobbiamo mettere in acqua anche i maschietti truccando occhi e acconciandoli con chignon posticci? Secondo me non è questione di numeri, ma di rispetto reciproco e di tradizioni sportive che nascono nella notte dei tempi.
Mi sono lasciato andare volevo parlare anche dell’esclusione dei Peter Cibak dal team slovacco dei kayak: lui che era in squadra dal 1997 al primo anno senior e che ci è rimasto fino a pochi giorni fa. Prometto, lo farò nei prossimi giorni, ora ho il finale di "Bianca come il latte rossa come il sangue" un libro romantico che mi sta aspettando e visto che il tramonto sul Danubio era scarlato come il sangue mi sembra buona cosa restare in tema!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

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