Hero movies


Oggi sono stato a teatro! Ho visto una commedia interessante e soprattutto emozionante. Partiamo dal titolo che la dice lunga:”Hero movies” che in italiano lo tradurrei in: “Manovre impossibili”. Attori protagonisti monopala: Michal Martikan, Alexander Slafkovsky e attore protagonista bipala: Jan Sajbidor,. Regia di papà Martikan. Atto primo: secondo ponte canale di Cunovo. Ouverture: partenza dalla morta sopra il ponte scendendo a sinistra, risalita palo unico nel buco sotto il ponte uscita dallo stesso lato di entrata e cioè verso la riva destra, discesa palo unico a sinistra posta a ridosso della lunga onda e successiva risalita a destra.
Ora risulta molto più facile dirlo che farlo! La difficoltà principale consisteva nell’uscita da un lato praticamente chiuso della prima risalita infilando la punta nella morta in attesa che l’acqua spingesse la canoa sopra al ritorno d’acqua che forma il buco centrale. In quel momento doveva succedere il “tutto” e cioè: ruotare le spalle, bloccare la canoa nel punto preciso in cui si trovava, quindi ruotarla di 180 gradi ed infine spingerla nell’onda per andare a recuperare la porta sul lato sinistro. Una volta sul palo la scelta poteva essere una retro e quindi entrata nella risalita lanciati, oppure diritta con arrivo lungo sul lato sinistro. Va in scena il giaguaro, non fosse altro per i colori della sua canoa, Alexander Slafkovsky. Giusto per la cronaca lui è destro e per chi ha memoria corta diciamo che è campione del mondo squadre 2009, finalista agli stessi mondiali spagnoli, secondo agli europei inglesi nello stesso anno, secondo in coppa del mondo 2008, giusto per restare nel passato prossimo senza addentrarci nel remoto che inizia nel 1998 con il doppio argento, individuale e a squadre, ai mondiali junior in Austria a Lofer sul fiume Saalach. Parte deciso e non ha difficoltà nel primo gioco d’acqua dove ci bazzica a meraviglia… sembra essere nel suo ambiente naturale. La difficoltà arriva in uscita quando prova la via degli abissi marini cacciando la sua coda dentro alle profondità di un canale che non accetta mezze vie. La conseguenza arriva all’istante: si cappotta così velocemente e altrettanto si raddrizza che non sembra neppure essersi bagnato, l’effetto centrifuga è assicurato. Grandi risate del regista, piccolo ghigno anche dell’altro attore protagonista monopala che si appresta ad entrare in scena. Parte anche lui senza difficoltà sulla prima porta, che fa al volo con la pala piantata nell’acqua senza il minimo sussulto. Ora però arriva il bello! La sua scelta è quella di lasciare la pala dov’è per dare prima un piccolo colpo indietro e contemporaneamente spostarsi di pochi centimetri sul lato sinistro. Il colore della sua faccia cambia, assume un rosso sempre più intenso. Le due guance si gonfiano a mo’ di trombettista jazz ricordandoci un Louis Armstrong in a “Dream a little dream”
… Stars shinin' bright above you
… le stelle brillano chiare sopra di Te

La pala non dà cenno di cedere, quell’espressione la cerco nella mia memoria nel tentativo di capire se per caso l’avessi mai incontrata prima… forse in una finale olimpica, forse in una finale mondiale, forse agli europei… no! Mai vista prima ne sono assolutamente convinto. Unico rimpianto è quello di non aver apprezzato oltre alla faccia il braccio di trazione e cioè il sinistro quello alimentato da quella vena che porta più sangue dell’oleodotto cinese che va da Shangai ai campi di Lunnan per un complessivo di 4.200 chilometri. Mannaggia! il teatro è all’aperto e gli attori sono ben coperti timorosi del freddo e del vento che in questi giorni si fa sentire parecchio da queste parti.
La pala non cede, il braccio neppure, la testa dirige, dietro le quinte c’è una certa agitazione, tra il pubblico silenzio misto di stupore, le espressioni sembrano chiedersi: quanto durerà quella battaglia ancora? Durerà fino a quando il braccio umano e la rappresentazione teatrale non avrà fine, da commedia a tragedia greca il confine è breve. La spunterà la bestia, l’uomo, l’artista, il mentore di verità. L’acqua sembra cedere a tanta potenza e si apre una falla tra le molecole che compongono l’elemento liquido per eccellenza. L’uomo bipala se la ride, ma sa in cuor suo che non sarà facile ripetere l’impresa e soddisfare il pubblico che se pur non pagante ha fatto molta strada per arrivare fin qui. Jan sembra sparire nel suo kayak all’uscita della risalita inghiottito da un Everest d’acqua. Solo l’orgoglio e la sfida con il compagno di squadra non gli fa mollare la presa. Arriva lungo sulla porta successiva e la risolve con una saggia e dignitosa retro. Sulla riva il regista soddisfatto, ma non pienamente appagato nel dirigere le danze lancia una nuova sfida: risalita a sinistra sull’ultimo salto finale, risalita a destra e ancora a sinistra nella morta successiva. Un valzer per tre ballerini in calzamaglia che in punta di piedi ci intrattengono in attesa del nostro turno.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Cunovo - Bratislava, 16 aprile 2010


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foto di Teodoro Maiorano "Le immagini, come le parole, ci regalano momenti indimenticabili" - grazie Teo

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