"Probabilmente ricordiamo solo quello che non è mai accaduto"


Mi sono sforzato a non scriverlo, perché se ci penso mi si aggrovigliano le budella, il fegato si spezza, il cuore sanguina, gli occhi piangono, ma non posso fare finta di niente e passarci sopra! Avevo cercato fino ieri le cose negative, che però faticavo a trovare. Poi mi sono detto che sono qui per fare canoa e raccontare le meraviglie di questo mondo che ogni giorno mi affascina sempre di più. Oggi l’irreparabile: sono andato in palestra di corsa. Non l’avessi mai fatto! Uscito di casa, che sta praticamente a 4 minuti a piedi dalla piazza principale di Palmerston North, su Fergusson street (in onore al campione olimpico di canoa) ho scoperto che dopo pochi minuti si entra in un parco che tra viottoli immersi nel bosco, laghetti dipinti su uno scenario irreale, ponticelli che attraversano un fiumiciattolo, faggi con tanta storia da raccontare e larici giganteschi, erbetta verde brillante, arrivi diretto alla palestra della Massey University. Non ne volevo parlare, non volevo citare questa parola Massey University. Perché queste strutture, questi idilliaci paesaggi, questi alberi che sembrano sorriderti così lucenti e amici, queste piste ciclabili, questa palestra che a confronto il palazzetto dello sport di Verona sembra la cuccia per Tobby, il cane di un mio fraterno amico, esistono solo altrove e non da noi? Perché le Università italiane sono luoghi consacrati e votati al buio e all’isolamento, dove la parola sport è bandita? Eppure il sapere dovrebbe essere la luce, la gioia dell’animo, il riflesso verso un mondo aperto e comprensivo. Dovrebbe far capire a tutti che sport e studio vanno a braccetto, mentre da noi si sposa con spritz e sigarette. Correndo per i viali incontri studenti distesi all’ombra intenti a leggere, professori con pile di compiti da correggere comodamente seduti nel parco a dedicare tempo e gioia al loro lavoro. Ad accoglierti nella hall dell’area ricreativa un tipo decisamente simpatico, e affabile, Mike, che ci apre le porte ai sogni con un sorriso e con la massima disponibilità. La palestra pesi è una signora palestra e non mancano i bilancieri e la pedana per lo strappo e lo slancio. Gli studenti e i professori intenti a sudare fianco a fianco e a lanciarsi sfide sotto la panca. Adiacente una palestra con parquet dove ci sono 5 campi da basket allineati, il sogno, credo, dell’allenatore di pallacanestro del mio C1 destro preferito. Dietro un lungo corridoio che ti porta ai campi da squash e alle tre sale per la danza. Ma ciò che veramente ti lascia senza parole è vedere tanti giovani e professori, visti i capelli brizzolati e l’occhialino da intellettuale, che seguono le lezioni di steep, pumpjmbing?, di streching di kingboxing e danza moderna. Tutti intenti a sfruttare al meglio il tempo dedicato al proprio fisico. Fuori le aule, ora vuote visto il periodo di esami e non di lezione, che contornano la struttura. Anche le casette a due piani che ospitano gli studenti sembrano uscite da un attenta analisti legata alle necessità di ognuno per vivere con facilità e senza spreco di energie. Qui studio e sport si fondono in un unico contesto. La bacheca di vetro ricca di trofei e foto anche d’epoca, lunga quanto un lato della palestra, ti fa capire l’importanza che viene data alle partite di rugby, calcio, cricket, nuoto, bici e canoa fra le varie università. Gli articoli di giornale concretizzano momenti di storia, raccontando le varie imprese. Le foto poi degli studenti che hanno conseguito la laurea e contestualmente hanno partecipato ai Giochi Olimpici sono in bell’evidenza sotto la scritta: “if You are a sport talent the Massey University help you discovery your talent in the study: contact us”.
Spero però di uscire presto da questa incredibile realtà, visto che per i miei figli tutto ciò in Italia rimane un’utopia, e soprattutto prendo alla lettera le parole di Carlos Ruiz Zafon, che con Marina, la sua ultima opera letteraria che mi ha tenuto compagnia in questa settimana fa dire ad Oscar, il protagonista narratore, che: “probabilmente ricordiamo solo quello che non è mai accaduto”.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

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