Il richiamo della foresta!


Mi piace sedermi sulla collinetta che divide il canale olimpico dello slalom dal primo lago dell’impianto di Penrith a spiare gli atleti in riscaldamento. Mi mimetizzo con il libro che sto leggendo in questi giorni e tra un rigo e l’altro butto lo sguardo su quel gran numero di pagaiatori che affollano l’area alle prime ore del giorno. Non voglio intromettermi nel silenzio delle pagaiate, non voglio disturbare la concentrazione degli atleti che cercano, in quelle prime movenze, di trovare energia, stimoli, cacciando lontano fatiche e pensieri negativi; ed è per questo che tengo il libro bene in vista per non intimorire i pagaiatori con sguardi magari indesiderati. Da quella mia posizione posso seguire tutte le fasi: dal salire in canoa, alle porte in acqua piatta, alla lunga fila di boe che delimita gli spazi per gli slalomisti e scopro che ognuno di loro ha gesti e movimenti che ripete costantemente ogni giorno e anche chi non lo fa, perché viceversa ogni giorno si scalda in modo diverso, rientra nella sua routine quotidiana di fare comunque sempre lo stesso warm up… appunto… in modo diverso.

Quel silenzio fatto di colline verdi, di acqua riflessa e vortici delle pagaie è interrotto solo dal corto sibilo della sirena che automaticamente e istintivamente fa muovere tutti quegli “uomini-galleggianti-su strani gusci” verso un’unica direzione. L’odore di una sola goccia di sangue per lo squalo o il fruscio d’ali per il predatore li guidano d’istinto verso la preda sicuri e decisi a saziarsi e godersi così il resto della giornata. Allo slalomista si illuminano gli occhi, si desta dal suo vagare per il lago e si disseta anzitempo nel solo sentire quello stridulo che istintivamente associa all’istinto primordiale di una fame atavica di acqua, porte, onde, emozioni. Gesti che lo appagheranno per la lunga attesa e che gli ridaranno pace o preoccupazioni per il resto del tempo trascorso in sosta che l’evento puntualmente si ripeta.

Era passato diverso tempo dai campionati del mondo di Seu di settembre e quasi quasi mi ero dimenticato, non è vero, delle emozioni che un gruppo di atleti in allenamento o in gara ti sa offrire e ti rinnova ogni giorno per il solo fatto di vederli all’opera. Riuscire a recuperare con chissà quale algoritmo tutta quella forza di braccia che muove l’acqua ci potresti far andare una centrale elettrica. E’ strano il mondo, è strano il fatto di essere atleti. Si, perché ora in questo periodo della stagione loro, i protagonisti delle gare, ritornano ad essere slalomisti con pari dignità e potenzialità: tutti devono credere in loro stessi al massimo senza timori riverenziali. Si riparte da zero e la stagione 2010 decreterà ancora una volta risultati, classifiche, ranking. Solo allora ci sarà chi esulterà, chi piangerà, chi si emozionerà, chi godrà di un’altra stagione portata a termine, preludio di una nuova. Oggi in acqua pagaiano tutti con grande discernimento. Come sant’Ignazio sono assaliti da tre pensieri:uno proprio, che proviene unicamente dal loro essere; e altri due, che vengono dall'esterno: uno dallo spirito buono e l'altro dal cattivo. Il primo ti spinge a tenere duro e a vedere positivi gli sforzi dell’allenamento e l’altro che ti spingerebbe lontano, confidando solo sulla sorte.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Penrith – Australia 9/01/2010 36° gradi – Wonderfull Slalom traning camp!


1^ … segue

Commenti

Post più popolari