La Volpe italiana dello slalom


In un certo senso anche l’Italia dello slalom ha avuto la suo “Riccardo Volpe”! Lo stile, la sensibilità sull’acqua, le abilità canoistiche fra i pali dello slalom, la sua voglia di ricerca di elementi a molti sconosciuti lo ha reso uno fra i più grandi slalomisti italiani a dispetto dei pochi risultati di prestigio raccolti. Forse è stato il primo vero azzurro che ha interpretato lo slalom come una danza e non come espressione di forza bruta. Forse se fosse stato guidato bene avrebbe regalato molto di più che un quinto posto ai campionati del mondo di Augsburg nel 1985. Per la verità quel quinto posto fu il primo vero successo italiano nel kayak maschile, nessuno prima di lui aveva fatto meglio. Arrivò a poco più di un secondo dalla medaglia e per vedere migliorata quella posizione, in una prova iridata, si dovettero aspettare molti e molti anni ancora.
Giocava con l’acqua con maestria, non amava allenarsi sull’acqua piatta e preferiva qualche ora di corsa alla palestra. Da junior era potente anche nella specialità della discesa che poi lasciò completamente per dedicarsi allo slalom. Pagaiò in squadra nazionale dal 1980 al 1987 e segnò un tempo felice dello slalom tricolore pionieristico e alla ricerca di una sua vera identità. Di lui ho l’immagine fissa mentre scende da un pullman sconquassato a Turrialba – Costa Rica - con un canoa tagliata in due pezzi e uno zaino più grande di lui, anche se per la verità non ci vuole molto! La sua teoria sull’allenamento e sulla tecnica era chiara e precisa che riassumeva in una frase che per noi è diventata una sorta di carta di identità per parlare di lui: “tanto zèo”! Concetto chiaro che cosa ci vorrà mai per andare forte in slalom, basta salire sopra un canoa e pagaiare: ecco la vera essenza dello slalom poche parole e tante ore su onde, porte, fiumi a pagaiare per il piacere di pagaiare con la mente libera e fresca per dialogare con lo spirito dell’acqua che corre.
Dimenticavo! Lo hanno battezzato con il nome di Dario Ferrazzi è nato a Valstagna, si è diplomato all’ISEF a Padova, ha fatto l’allenatore della squadra nazionale dal 1993 al 1996 e ogni tanto lo incontro sul suo Brenta per qualche discesa come ai vecchi tempi oppure lo chiamo per farmi sciogliere dubbi canoistici storici che abbiamo vissuto in prima persona!

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi

Commenti

  1. ciao Ettore, sempre entusiasmanti i tuoi post! come state là? estate, invidia... qui fino a ieri faceva un freddo bisso, poi in serata aria calda da sud, ed ecco che la neve è tornata pioggia. Quella in terra tutta sciolta, così i bastioni hanno perso il loro insolito biancore. A te e a Zeno un buon natale e per il 2010 tante soddisfazioni!!

    Alberto Anna Zeno e Martino

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