PARENTESI TRA GARA E GARA


Tra una gara e l’altra capita il caso che ci sia qualche giorno di sosta. Parentesi di vita. Si passa da casa, si lavano le cose, si rivedono gli amici, si beve qualche birra in compagnia alla sera nel giardinetto sotto il caco che ha già i frutti sugli appesantiti rami. Alla mattina si va a correre, mentre il piccolo e la mamma si godono ancora qualche ora di sonno e Zeno è già in sella ad una nuova avventura di pagaia. Il sentiero lasciato brullo e spoglio oggi era rigoglioso tanto da dover, in certi punti, scegliere una via alternativa. La musica mi accompagna, a volte mi dà la cadenza al passo, nello stesso tempo però non ti fa pensare fino a quando, quasi d’incanto, una melodia specifica ti riporta nel passato, lontano, oltre oceano. Sai che quelle note hanno una forza dirompente non solo per te, ma per tutte quelle persone che hanno vissuto quell’avventura, quel sogno, quella qualificazione olimpica brasiliana e con tutte le altre con cui hai voluto condividere quelle emozioni. Il caldo non è insopportabile anche se il sudore ti fa capire che stai vivendo un’altra estate. Viene voglia di forzare un pochino, qualche minuto e poi la fitta al ginocchio mi ridimensiona, pensare che mi sembrava di stare così bene! Arrivi davanti alla madonnina che sta lì in mezzo ai suoi fiori – quanta gente che Ti venera e che Ti tiene così fresca e colorata – e capisci che sei arrivato. La tapparella è ancora abbassata e penso a come organizzare la giornata di Raffy che quando pagaia in ginocchio su quella canoa rossa che quasi non tocca l’acqua mi emoziona. Quella torsione naturale nel debordè, un equilibrio ed un’incoscienza data da un’età così bella e spensierata. Quel suo modo di tirare la pagaia, una sinergia tra spinta e trazione che lo fa avanzare diritto senza esitazioni. Che bello il puro gesto della canadese: semplice, essenziale, privo di fronzoli, nell’armonia di un corpo che conduce il mezzo.
Riflettendo sulle osservazioni fatte pochi giorni fa con l’amico Juri Ontko, mi rendo conto che aprire la canadese alle donne può essere una buona cosa, rimangiandomi molte perplessità dettate forse più da quella parte di me tradizionalista e storica che per vera fede sportiva. La Cri (Giai-Pron) mi rinfaccerebbe il fatto che non vedevo di buon occhio neppure il cambio di misure per le canoe, ma ciò scaturiva da una considerazione legata effettivamente a che cosa avrebbe poi portato questo rinnovamento dei materiali, cioè lo scopo ultimo. A tutt’oggi non ho una risposta, ma sono fiducioso.
Lo stesso Ontko, che ha una figlia 12enne che per forza di cosa è cresciuta con biberon e pagaia, e che ora fa qualche allenamento in C1, mi diceva essere sorpreso della facilità con cui la piccola si destreggiava tra porte e onde. Forse lo stesso stupore che scopro quotidianamente in Raffy quando si muove sull’acqua con il suo C1 rosso! Ebbene, giungendo alla conclusione, ci siamo detti che la canadese effettivamente è una specialità molto tecnica e quindi anche le giovanissime possono trovare la loro identità e farci vedere grandi cose. La forza non è certo l’elemento determinate di questa disciplina. Chi l’avrebbe mai detto di riuscire a vedere una donna volare oltre i 5 metri nel salto con l’asta e soprattutto godere di un gesto come quello della Yelena Insinbayeva eseguito in modo impeccabile che poco o nulla ha da invidiare agli uomini? Eppure il salto con l’asta in rosa parte nel 1992 e solo nel 2000 viene introdotto ai Giochi Olimpici. Salto dopo salto, record dopo record le misure sono cresciute fino ad essere oggi molto interessanti. Sarà certamente questa la strada che seguirà anche la canadese monoposto femminile: pagaiata dopo pagaiata, gara dopo gara assisteremo ad una vera e propria evoluzione del gentil sesso in canoa canadese. Le tappe dell’ICF sembrerebbero abbastanza definite. Quest’anno in coppa del mondo abbiamo visto all’opera di media tre atlete. A fine agosto l’organo internazionale organizza un training camp a Seu d’Urgell aperto alle donne della canadese. Poi ai mondiali di settembre sarà disciplina dimostrativa per essere poi ufficializzata entro il 2010.
Si apre un altro mondo, si aprono altre opportunità, si aprono nuove storie da raccontare e speriamo da vivere.

Occhio all’onda! Ettore Ivaldi – Verona - parentesi tra una gara e l’altra.

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